È terminato l’11 luglio ’21 “Il Sogno reale”, un progetto di Ruggero Cappuccio, scrittore ma soprattutto direttore artistico del Campania teatro festival. Il progetto che è stato curato da Marco Perillo, ha visto sette scrittori italiani realizzare sette racconti ispirati ai personaggi e luoghi della casa Reale di Napoli, interpretati da sette attori conosciuti del panorama italiano. Luogo ispiratore per l’ultimo racconto “Un sogno di Fuga” scritto da Viola Ardone e interpretato da Alessio Boni, è stato il Real Albergo dei Poveri, o Palazzo Fuga (dal nome del suo architetto), o meglio conosciuto dai napoletani come il Serraglio o il Reclusorio. Opera magistrale del Settecento, la più grande d’Europa (che versa in condizioni precarie pur mostrando grande potenziale) è stata voluta dal re Carlo III di Borbone (a cui è intitolata la piazza in cui si trova), perché raccogliesse e risolvesse la povertà a Napoli. Il luogo ispira alla scrittice la storia del custode di un cimitero solitario che ha perso moglie figli e con loro il futuro, e incontra una baronessa alla quale si racconta. Il Serraglio è stata opera di grande scienza egualitaria, figlia di numeri e di ragionamenti che possono essere conosciuti e compresi da tutti “a differenza della corrente elettrica a cui possono mettere mano solo poche persone”. I numeri sono custodi di sanità, di conservazione dalla follia del caos e concedono al protagonista analfabeta di controllare la realtà, la vita e la morte, per non esserne inghiottito. In una narrazione di racconto nel racconto, in un profluvio unilaterale di parole, che viene interrotto solo in alcuni momenti dai battiti  forti del piano di Alessandro Quarta che accompagna la voce attoriale, a significare silenti battute della baronessa misteriosa , il custode proclama, nonostante le molte perdite affettive, la bellezza della vita percepita anche nei lunghi viali del cimitero: “comunque è bella”. Ad ogni morto che ha avuto posto sulla terra ne spetta uno sottoterra e mentre Totò proclamava che si è tutti uguali nell’aldilà, questi invece afferma che le sepolture continuano a differenziare le classi. Alla fine del racconto fortemente immaginativo il custode comprende che la baronessa è la morte ed è venuta a portarlo in un’altra eternità. Non ha motivi per impedirlo e alla fine della vita l’uomo comprende che nulla ha senso, nessuna forma di difesa, se non la pratica del sognare. Solo il sogno salva l’uomo, si potrebbe dire. In una cornice speciale quale il giardino dei principi del Real bosco di Capodimonte, con una voce ben conosciuta qual è quella di Boni che ha interpretato il testo con un tentativo di pronuncia dialettale napoletana non sempre riuscito, si è rimasti per un’ora sospesi e fuori dal mondo ad ascoltare la bellissima storia di un uomo mai esistito eppure così reale, che ha terminato la sua corsa con un semplice buio.

Rosita De Cristofaro