Essere ribelli come potrebbe esserlo un’ape.
Questo sembra essere il gioco di parole del titolo dell’opera Bee Riot firmata dalla regista Linda Dalisi ispirata al Paradise Lost di John Milton che ha debuttato per l’edizione 2022 al Campania Teatro Festival.
Su di un palco spoglio dallo sfondo nero e senza sipario, a sottolineare la ripetizione senza soluzione di continuità tra inizio e fine, si aggirano un uomo e una donna vestiti semplicemente che, con soli gesti, mimano un’ingenua e intima quotidianità, ben presto si scopre che siamo all’Eden e che si tratta della prima coppia biblica: Adamo ed Eva.
Sfrattati all’improvviso senza colpa, con un avviso recapitato da un Dio lontano, Adamo non è evidentemente pronto, mentre Eva, risoluta, prepara il suo bagaglio per la “caduta” in cui tragicamente si perderanno.
Solo Adamo (Isacco Venturini) viene dotato di una sorprendente voce mentre Eva (Valia La Rocca), abile danzatrice, nel suo viaggio lontano dal maschile, apprenderà nuovi modi di esprimersi forse più diretti, ma talvolta esasperati tra cui il linguaggio dei segni.
La parola, come unico testo recitato, è lasciata all’uomo che affascina lo spettatore con momenti onirici.
Sulla scena gli attori continuano a cercarsi senza posa, lui impara a scrutare i cieli e a superare la pigrizia, avvalendosi di una postazione da dj dal gusto retrò, per comunicazioni notturne in cerca di risposte da baracchino, rese spaziali da un accompagnamento vocale e musicale da lancio in orbita.
Eva non sa più come utilizzare i libri, li trasforma in molliche di pane per farsi ritrovare creando un percorso per Adamo a cui viene chiesto, sotto forma di diario: “Fammi ridere” in un susseguirsi di “è sera ed è mattina” a memento dell’inesorabile e indifferente trascorrere del Tempo.
Nella tragedia di un Dio che ha “fatto male” le sue creature rendendole zoppe, si sviluppa la ribellione e la voglia di non obbedire più come api operose ad un disegno, ma di punire lo stesso creatore pungendolo nel vivo, sovvertendo l’ordine precostituito, riprendendosi quello “spazio” da cui sono stati cacciati, tentando tutte le strade.
La disobbedienza nell’opera sembra essere conseguenza non causa della cacciata dal Paradiso, è infatti sulla Terra che si fa esperienza della conoscenza di se stessi ma soprattutto dell’altro, con tutte le difficoltà e gli squilibri che questa comporta.
È proprio la conoscenza l’arma più potente per ritrovarsi e riscostruire il proprio giardino con amore, perché no, aiutandosi anche con un mambo.
Non è forse questa la lezione della caduta?
Paola Intelligenza
Master di II livello in Drammaturgia e cinematografia
Università degli Studi di Napoli Federico II