Verso Medea di Emma Dante è un viaggio che attraversa, in tutte le sue direzioni, l’eroina euripidea, scavando negli abissi della sua anima. Ne emerge un ritratto complesso: una Medea al limite tra il mito e una sensibilità contemporanea.  Due volte condannata all’esilio, da se stessa e da Creonte(Salvatore D’Onofrio), è una straniera senza patria, sola e priva di qualsiasi senso di appartenenza. È tutto il contrario di tutto: uno spirito guerriero, per niente docile, che non accetta di essere messa da parte ma anche una donna lacerata che si confronta con il suo io, assalita da mille dubbi.

Chi incarna, letteralmente, il personaggio è Elena Borgogni, che ne restituisce tutta la forza e il fascino; mentre la musica e i canti dei fratelli Mancuso donano corporeità all’alter ego con cui la protagonista dialoga costantemente, una seconda voce, espressione dei suoi tormenti e della sua parte istintuale e viscerale. Dalla scena ai costumi, tutto è nero, come l’inevitabile tragedia che sta per consumarsi. È un sogno premonitore ad annunciarla: Medea è portatrice di una fertilità sterile. Incinta, non riesce a sgravare. Il Teatro Bellini, il 10 e l’11 luglio, e Villa d’Ayala a Valva, il 12 e 13, si trasformano in una Corinto non meglio specificata, che indossa i lineamenti di una città del sud. Non importa definire con precisione il luogo e il tempo dell’azione scenica. Unica caratterizzazione, infatti, è la lingua, un misto tra napoletano e siciliano, parlato dal coro delle cinque donne della città.

Interpretate rigorosamente da un cast maschile (Carmine Maringola, Salvatore D’Onofrio, Sandro Maria Campagna, Roberto Galbo, Davide Celona), secondo i dettami della tradizione greca, costituiscono un efficace controcanto alla figura di Medea, che,tradita da Giasone(Carmine Maringola), l’amore per cui ha rinnegato il suo essere, ci appare gravida di odio e rancore: una follia irrazionale le pervade il corpo e la mente. Tutto il dramma è una lunga gestazione del suo piano di vendetta che si compie quando partorisce il tremendo infanticidio. Il travaglio è lento, irto di ostacoli e sofferenze. Squarciata a metà tra l’amore materno e la rabbia di una donna ferita, culla il figlio verso il sonno eterno con una ninna nanna atroce, di una struggente dolcezza. Siamo arrivati a destinazione, gli attori vengono sommersi dal buio: Medea ha raggiunto il suo approdo.

 

Angela Bottigliero