Cos’è un coreografo se non un illusionista, incantatore del corpo umano? Lo spettacolare teatro di Pellisari si contraddistingue per la soppressione di uno dei limiti più implacabili stabiliti alla nostra natura, la gravità. Lo spettatore fluttua in un universo magico- onirico e sospende il fiato insieme ai ballerini della #NoGravityDanceCompany, col rammarico di non aver saputo scoprire prima lo stratagemma segreto per contrastare la forza gravitazionale, ma con la speranza ed il sogno di potervi riuscire in futuro. Barocco nell’ambientazione, accentuata dai costumi -con tanto di gonne e parrucche vaporose- di Daniela Piazza, lo spettacolo tradisce un’impostazione da teatro tipicamente futurista, attraverso una libera espressione della creatività e della fantasia, un ripudio del realismo, con situazioni che si risolvono nell’arco di un unico, rapido quadro, in tempi brevissimi.
“Aria, arie barocche nell’aria” è una performance che consta, infatti, di ben tredici quadri coreografici differenti, scanditi in due diversi tempi, in una perspicace commistione di generi, tra musica, canto e danze acrobatiche, molto vicine a quelle circensi, nella quale si insinua ogni tanto, con cautela, l’opera. Violino, violoncello, flauto, oboe, tiorba, chitarrina, soprani, allestiscono una scena straordinariamente ricca, in cui il palco diviene un luogo illusionistico fittizio, del quale si appropriano corpi scolpiti e sinuosi, come assoluti protagonisti. È il tripudio della sessualità, raccontata in modo tenue, fine e delicato, con grande perizia, attraverso danze estremamente sensuali che uniscono uomini e donne. È il teatro delle meraviglie, fortemente psichedelico, volto a sottolineare la spettacolarità dello spettacolo. Il fine: impressionare e stupire, al di là di una concreta etica, in una dimensione allucinata e sognante che allontana lo spettatore dalla realtà in una sorta di poetica del vago e dell’indefinito leopardiano, tutta romantica è, infatti, la cornice rappresentata dal Cortile d’onore del Palazzo Reale.
Una pièce, dunque, che sfiora diversi filoni e correnti artistico-letterarie -dando l’idea “di tutto un po’ ”- condensandole in quell’ampollosità tipicamente barocca, per titolo e definizione, caratteristica del genere, che ne fa uno spettacolo spettacolare fino alla fine.
Martina Barbieri