Dell’ingestibile smarrimento dell’essere
PARTITURA PER VOCE CORPO CAPRA E CONTRABASSO
DAL PROGETTO SOLIT’ARIA – GESTAZIONI SULL’INCONTENIBILE ANDIRIVIENI DELL’ESSERE PENSANTE E INQUIETO
CON PAOLA TORTORA (VLADIMIRO), LA CAPRA DEA (AMALTEA), STEFANO PROFETA (SUGGESTIONI SONORE PER CONTRABASSO)
DIRETTORE TECNICO MASSIMO VESCO
ASSISTENTE DI SCENA TEODORO BUNGARO
FOTOGRAFIA FRANCESCO TRUONO
COSTUMI ROBERTA VACCHETTA
TRUCCO LILIANA ESPOSITO
COMUNICAZIONE GABRIELLA GALBIATI
SUPERVISIONE ARTISTICA MARCO GOBETTI
PRODUZIONE ASSOCIAZIONE CULTURALE VINTULERATEATRO
IN COLLABORAZIONE CON ASSOCIAZIONE GIOVANI SPERANZE ADOTTA UNA CAPRA – NOVI VELIA (SA)
SI RINGRAZIA PER IL GENTILE SOSTEGNO AL PROGETTO: ADRIANA FEZZI, DON ANIELLO PANZARIELLO, LUCA URCIUOLO, RODOLFO MATTO, CARLO FRANCO, FABIO BRASOLA,VALENTINA DE BLASIO E ALICE TAMMARO, FRANCESCO IMBRIANO DELLA MASSERIA CORTILE GRANDE CHIAIANO (NA), FERNANDA PETRONE DELLA FATTORIA DIDATTICA TENUTA MELOFIOCCOLO (NA)
20 giugno 2019 ore 21.00
durata 1 ora e 15 min
Napoli
Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale
Questa creazione affronta il tema dello smarrimento dell’essere in rapporto con l’Universo. Contrappunto alle odierne disattenzioni al Sé, la pièce invita ad una particolare meditazione sulla natura dell’uomo e dei suoi eterni dilemmi. Liberamente ispirata al saggio Hamletica di Massimo Cacciari ed alcune Prose di Samuel Beckett, la partitura, originale, surreale e poetica è affidata a ‘Vladimiro’, uno dei più noti “esausti” del teatro Beckettiano, incarnato secondo una rilettura che dell’autentico conserva solo opache sfumature. Qui si immagina che Vladimiro, rimasto solo sulla scena dell’impossibile, paradossalmente smetta di aspettare Godot, per andarlo a cercare. Naturalmente il vano tentativo non può che tradursi in un Sogno. Un Sogno metafisico in cui, l’Uomo, vissuta una singolare metamorfosi che lo cala nei panni di un grottesco clown, ordisce un ‘dialogo estremo’ con Amaltea Capra Dea, incarnazione della sua Anima. Confrontandosi con tale creatura (in scena in carne ed ossa), simbolo della Natura e del Divino, Vladimiro si aggira alla ricerca di nuovi paesaggi interiori, immerso in una dimensione dilatata e atemporale tipica di un certo teatro dell’assurdo. Così, da un susseguirsi inesauribile di ‘gestimpossibili’, come a riempire un vuoto apparentemente incolmabile, dove anche la parola a tratti si scompone in frammenti incongrui, prende vita un duplice interrogarsi in ‘Solit’aria’ non privo d’ironia e comicità, che condurrà Vladimiro e l’Intero suo Essere, verso l’immemorabile che tutto sottende!