SCRITTO, DIRETTO E INTERPRETATO DA MAX MAZZOTTA
ASSISTENTE ALLA REGIA ANGELA CANDREVA
RESPONSABILE TECNICO E STRUTTURA SCENICA GENNARO DOLCE
COSTUMI GIADA FALCONE/MOEMA ACADEMY
CONSOLLE LUCI e VIDEO SERAFINO SPROVIERI
CONSOLLE AUDIO FRANCESCO MALIZIA
PRODUTTORE ESECUTIVO/AMMINISTRAZIONE GIANLUIGI FABIANO
ORGANIZZAZIONE IRIS BALZANO
PRODUZIONE LIBERO TEATRO
CAPODIMONTE – GIARDINO PAESAGGISTICO DI PORTA MIANO (PORTA MIANO)
2 LUGLIO ORE 22.30 DURATA 1H+30MIN DEBUTTO
Ginius muore, l’esperienza della vita è giunta al capolinea, ma un’altra peregrinazione s’affaccia da uno spazio-tempo a noi sconosciuto, è l’anima di Ginius che abbandona il corpo morto per intraprendere un viaggio di purificazione e consapevolezza.
L’anima si ritrova nella barca di Caronte. Qui inizia a percepire una misteriosa voce, una presenza che la aiuta ad andare oltre il tempo concepito dai mortali, ad essere lei stessa tempo che trapassa. Consapevole di se stessa l’anima di Ginius deve ora ricordare. Ripercorrere l’esperienza delle vite incarnate, anche se non tutte, anche se solo nei frammenti necessari; ricordare è essenziale per riconoscersi. Il ricordo è la fase più dolorosa perché ogni vita ricordata è come se venisse vissuta in prima persona e allo stesso tempo osservata come fosse una terza persona. Lo spettacolo interseca due dimensioni del racconto e diversi stili linguistici. La dimensione soprannaturale è descritta attraverso i versi: un linguaggio poetico strutturato in canti di versi in rima alternata e canti in terzine dantesche a catena. Immagini astratte evocate dalla parola, luoghi metafisici e limbi sconosciuti. Si diventa: spazio, forma, tempo, si diventa vibrazione.
La seconda parte utilizza un linguaggio in prosa più adatto al racconto di frammenti di vite vissute. Vengono attraversate quattro reincarnazioni di Ginius nell’arco di mille anni. Ogni storia s’interseca l’una nell’altra per mezzo del protagonista e dei personaggi ciclici che gli ruotano intorno. L’anima rivive di ogni vita il momento che l’ha segnata e il cui marchio ne ha determinato il significato finale.
La prima vita ricordata è quella di Za’ Popa anziana signora di un villaggio calabrese del 1800. La sua esistenza sarà segnata in giovane età, quando per uno scherzo innocente, subisce la morte del suo amico Ninuzzu e si troverà vigliacca spettatrice del tragico evento.
La seconda reincarnazione è quella di Nanni, venditore di scarpe, nella Roma degli anni ‘60. A causa della sua codardia, lascia che Nina, la ragazzina di cui è innamorato, venga ammazzata dal fratello di lei. L’anima di Ginius è sempre più trascinata nel tragico.
La terza reincarnazione è ambientata ai giorni nostri, egli è ora Gianni, fratello maggiore di Nino richiuso in un istituto per malati di mente in una città del nord Italia. A causa dell’odio che entrambi nutrono l’un l’altro Gianni arriva ad uccidere il Fratello compiendo l’atto tragico! L’anima è persa nel dolore di un atto vile e senza amore.
L’ultima vita ricordata è quella da cui Ginius si è appena separato all’inizio dello spettacolo. Siamo alla fine del secondo millennio all’interno di una ipotesi distopica di futuro. Nessuna religione è ammessa, nessuna forma di misticismo e nessun dio a tutela dell’essere umano. Ginius lavora per il governo a capo di un reparto militare. Sarà proprio in questa epoca votata alla razionalità che Ginius spezzerà il suo ciclo karmico immolandosi per salvare la vita di Nina una sovversiva appena conosciuta e da lui stesso imprigionata. Un gesto sicuro e istintivo allo stesso tempo. Ginius dona la vita per amore!