da “Le Troiane” di Euripide
regia Annalisa Bianco e Virginio Liberti
Paese: Italia, Spagna, Francia, Portogallo | Lingue: italiano, francese, spagnolo, portoghese
Real Albergo dei Poveri06-07-08/06/2008 e 10-11-12-13-14-15/06/2008

Compagnia Teatrale Europe
promossa dal Napoli Teatro Festival Italia
Progetto del Napoli Teatro Festival Italia
produzione Napoli Teatro Festival Italia
in collaborazione con Ministério da Cultura (Portogallo), INAEM – Ministerio de Cultura (Spagna), Festival de Merida (Spagna), Centro Cultural de Belem (Portogallo), La Comédie de Reims (Francia), C.R.E.P.A. di Bruxelles (Belgio), Teatro Nacional Dona Maria II di Lisbona (Portogallo)
e in coproduzione con CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

Le Troiane è lo spettacolo che inaugura a giugno l’edizione 2008 e sancisce la nascita della prima Compagnia Teatrale Europea, composta da attrici e attori selezionati da teatri di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio e diretta quest’anno dai registi italiani Annalisa Bianco e Virginio Liberti. Le Troiane di Euripide rappresentano il dolore e il lutto che seguono necessariamente alla guerra. Nelle ultime ore di Troia, le principesse troiane e la regina Ecuba attendono di diventare schiave, spartite come bottino di guerra tra i capi greci. Davanti alle nere navi, all’alba, confrontano il proprio passato glorioso con il lutto presente e il futuro orribile; piangono i morti e lo strazio della fine che toccherà ad Astianatte, figlio d’Ettore ed Andromaca, bambino e principe, e, dunque, “doppiamente destinato” ad esser gettato dalle rupi perché Troia non possa più risorgere. È la guerra dalla parte dai vinti. Assumendo l’assoluta alterità della tragedia greca, Annalisa Bianco e Virginio Liberti rivendicano nel nome del tragico la violenta concretezza e l’orrore della messinscena, presentano storie e sofferenze di barbarie contemporanea, come la guerra, la violenza sulle donne e sui bambini, la fame dei vinti. In questo percorso i registi scelgono di farsi guidare da scritture di donne, come Davanti al dolore di altri di Susan Sontag e Cecenia di Anna Politkovskaja, segnando, così, la traccia per una poetica della lacerazione insanabile, che da sempre sottrae il tragico al governo della ragione, a partire dalla sua riduzione a fatto culturale.
«La Tragedia Greca è morta e seppellita con la cultura greca. Quando Aristotele scrive la sua Arte Poetica, scrive il primo libro sulla storia del teatro. Gli autori citati dal filosofo sono morti e i testi studiati già da tempo sono diventati memoria storica. Aristotele non ha mai visto i debutti dei testi di Eschilo, di Sofocle o di Euripide. Ne ha sentito parlare. […] Per noi, le parole scritte più di duemila anni fa restano lontane e incomprensibili. Non abbiamo l’illusione di poter fare un viaggio nel tempo a ritroso e nemmeno vogliamo cercare una forzata attualità ma, nelle Troiane di Euripide, ritroviamo storie e sofferenze di questi nostri giorni di barbarie contemporanea: la guerra, la violenza sulle donne, sui bambini, la fame dei vinti. […] I testi tragici non sono un fatto culturale ma un preciso racconto di orrori. Il Tragico come un conflitto senza soluzione. Il Tragico come una macchina di sterminio per l’astuzia della ragione. Il Tragico come antidoto all’indifferenza del dolore altrui». (dalle note di regia di Annalisa Bianco e Virginio Liberti)