Il Racconto dell’Ancella

ph Sabrina Cirillo – Cubo Creativity Design

TRATTO DAL ROMANZO DI MARGARET ATWOOD
TRADUZIONE CAMILLO PENNATI PER PONTE ALLE GRAZIE
CONSULENZA LETTERARIA LOREDANA LIPPERINI
CONSULENZA ARTISTICA LAURA PALMIERI
CON VIOLA GRAZIOSI
REGIA GRAZIANO PIAZZA
MUSICHE ORIGINALI RICCARDO AMORESE
FOTO PINO LE PERA
GRAFICA SILVIAMARIA PLACIDI
UFFICIO STAMPA NICOLA CONTICELLO E MARCO GIOVANNONE NCMEDIA
PRODUZIONE ARTISTI RIUNITI

prima nazionale

6 luglio 2019 ore 21.00
durata 1 ora e 10 min
Napoli
Galleria Toledo

Il racconto dell’ancella, romanzo distopico scritto dalla canadese Atwood, è tornato alle cronache per il successo della serie tv The Handmaid’s Tale, che ispira oggi i cortei di protesta di molte donne in tutto il mondo.
Loredana Lipperini ne ha elaborata una lettura scenica per Viola Graziosi in occasione dell’8 marzo 2017 per il Teatro di Radio3 a cura di Laura Palmieri; da lì è nata la necessità di farne uno spettacolo teatrale.
Attraverso il ritrovamento di una confessione registrata, siamo rapiti dal racconto di un’ancella. Non sappiamo da dove ci parli, da quale luogo e quale tempo, ma riconosciamo che parla proprio a donne e uomini della società contemporanea.
L’ancella porta in sé l’urgenza della domanda che brucia: ci interroga sulla libertà, su ciò che ne facciamo e soprattutto su quale sia realmente la libertà delle donne. Diventa così un simbolo, ma anche l’incubo di un futuro prossimo possibile: «Nella nostra esperienza di esseri umani — spiega Graziano Piazza — ci ritroviamo talvolta a cogliere i segni del cambiamento, senza ascoltarli troppo, demandando la nostra responsabilità ad altri e pensando che tutto procederà sempre più o meno bene. Poi quando è ormai troppo tardi, ci accorgiamo che il cambiamento ci ha superato e siamo diventati vittime della nostra stessa indolenza. Come artisti invece l’urgenza è testimonianza. Essere il cambiamento in atto. Viola Graziosi diviene corpo della memoria presente. Tempo che travalica le ere. E ci troviamo catapultati lì dove non avremmo mai voluto, eppure così vicini a noi. Ora».