Ph Guglielmo Verrienti per Cubo Creativity Design
di Bertolt Brecht
traduzione Emilio Castellani e Federico Federici
il prologo Germania è tratto da Poesie di Svendborg di Bertolt Brecht
messinscena laboratoriale di fine corso con gli allievi II e III anno
Laboratorio Teatrale Permanente Teatro Elicantropo
scene Roberto Crea
musiche originali Paolo Coletta
regia Carlo Cerciello
produzione Teatro Elicantropo, Anonima Romanzi
Palazzo Reale – Cortile delle Carrozze
26 giugno 2018 ore 21.30
durata 1 ora e 30 min
Così come Lenin aveva detto che si sarebbe alleato anche col diavolo pur di far trionfare la rivoluzione, l’esule Brecht non disdegnò di portare sulla scena personaggi, situazioni e vicende più consone al teatro borghese dell’epoca, purché servissero a rinfocolare nei pubblici di tutto il mondo l’odio per il nazismo. 24 scene, è il sottotitolo del testo, di cui, le prime ventitré, non sono che documenti di disfatta. Le più sono a carattere di flash, di rapidi scorci, le altre più diffuse e discorsive, a volte perfino verbose, come si conviene alla borghesia medio-piccola nelle sue varie sfaccettature sociologiche. Intellettuali, scienziati, medici, giudici come anche operai, bottegai, domestici, soldati, la paura contagia tutti, colpisce ovunque, ma Brecht intende giungere a quel “no” finale, che al di là di una debolissima traccia di riscatto, appare piuttosto un monito e una speranza per le generazioni a venire. Quest’opera segna una crisi sofferta, ma costruttiva, nell’autore tedesco verso la forma epica, che pure fino a quel momento aveva connotato in modo considerevole la sua produzione teatrale, ne è dimostrazione una scena su tutte, quella della moglie ebrea, dove lo straniamento brechtiano lascia, palesemente, il posto alla immedesimazione. La messinscena, ci trasferisce in un luogo della memoria, dove quel terrore e quella miseria sono formalmente congelate dentro un contenitore, in cui morte e spettacolo si fondono in un livido e mortale circo-cabaret. È affidato al prologo, non casualmente, di marca italiana, di un Petrolini-Gastone-Nerone, ormai morente, il compito di introdurci ai siparietti-girone di questa infernale e grottesca messa in scena di regime, e ad una Pasionaria-Dietrich il “no”, che ancora oggi non abbiamo imparato a pronunciare.