Un’installazione teatrale

TESTO E REGIA PAKO IOFFREDO
CON GIUSEPPE BRUNETTI, MARIO CANGIANO, PAKO IOFFREDO, DEMI LICATA, MARCO SGAMATO
INSTALLAZIONI AUDIOVISIVE MAURO DI ROSA
ALLESTIMENTO FOTOGRAFICO PAOLO VISONE
MUSICHE ORIGINALI GIUSEPPE BRUNETTI, ALFREDO PUMILIA, PINO RUFFO
AIUTO REGIA IRENE GRASSO
LUCI ALESSANDRO MESSINA
COSTUMI TONIA RENDINA
COLLABORAZIONE ARTISTICA LUDOVICA TINGHI
PRODUZIONE ESECUTIVA ROBERTO ROBERTO
PROGETTO A CURA DI CANTIERE TEATRALE FLEGREO – ENART / C.A.S.A. CENTRO DELLE ARTI DELLA SCENA E DELL’AUDIOVISIVO
COPRODUZIONE PARCO ARCHEOLOGICO DEI CAMPI FLEGREI
SI RINGRAZIA RAI TECHE PER LA CONCESSIONE DEL MATERIALE AUDIOVISIVO

SI RINGRAZIANO INOLTRE NUNZIA ARILLO, MASSIMILIANO BARBINI, EMMA CIANCHI, LUIGI FERRIGNO, MICHELE LUBRANO LAVADERA, FEDERICO PAPARONE, DANIEL PENNAC E GIUSEPPE SCAMARDELLA

25 giugno 2019 ore 21.00
26 giugno 2019 ore 21.00
durata 1 ora e 30 min
Bacoli
Castello di Baia – Museo Archeologico dei Campi Flegrei

Narrare per non dimenticare. Raccontare di un popolo e della sua storia. Viaggi diventati esili permanenti, mare che bagna, culla e talvolta spazza via ogni brandello di speranza. Partiremo da uno dei territori più belli dei Campi Flegrei, Pozzuoli. Il Rione Terra, l’antica rocca puteolana – chiusa da quasi cinquant’anni a seguito dello sgombero del 1970 – rivive attraverso antiche storie, rianimato dal respiro rivitalizzante di una nuova generazione, che proverà a rendere universale ciò che di più intimo e profondo segna la vita di ogni uomo. I ricordi, gli affetti, il risveglio dei sensi, la memoria come elemento di congiunzione tra il nuovo e il vecchio. Da un mucchio di pietre chiuse e delimitate da cancelli arrugginiti dal tempo, parliamo di un mondo inaccessibile, di verità nascoste, di bellezze celate dietro maschere e lingue deformi. Ricostruire un’idea di “puteolanità” cominciando da ciò che resta. Partendo dall’esilio come condizione creativa e svincolandoci dal sentimento nostalgico del lutto per la patria perduta, ricercheremo un nuovo linguaggio emotivo fatto di immagini che si intrecciano e antiche figure che si riaffacciano alla vita. La scrittura dell’allontanamento e dell’esclusione diventa quindi, scrittura della dissidenza, della memoria, che apre alla chiarificazione di una nuova identità “politica” e poetica divenendo universale, in quanto bellezza non colonizzata dall’altrove e dal tempo.