Numeri difettosi
REGIA DI ROBERTA PRISCO
AIUTO REGIA ALBERTO GROSSO
TESTO ROBERTA PRISCO
CON I RAGAZZI ALLIEVI DI VERNICEFRESCA
IN COLLABORAZIONE CON ASSOCIAZIONE VERNICEFRESCA TEATRO
TEATRO TEDÉR – TEATRO DEL RIMEDIO
11 LUGLIO 2025, ORE 20:00
DURATA 40 MINUTI
Un cubo asettico, il Centro di Cura Emotiva dell’EDEN RAZIONALE, dove dieci ragazzi sono reclusi per essere “corretti”: la loro paura è un virus da estirpare. Indossano tute bianche con numeri sul petto. I nomi sono proibiti. I personaggi, inizialmente divisi dal disprezzo reciproco e dalla negazione delle proprie fragilità, vengono sottoposti a terapie coercitive che li spingono a dichiarare falsa sicurezza (“la forza è virtù“). Ma quando uno di loro viola il protocollo e scatena una punizione collettiva i ragazzi decidono di ribellarsi, sabotando il sistema per trasmettere un messaggio alla città: la paura è l’ultimo baluardo dell’umanità. I Corpi si muovono come un’entità unica, resistendo alla repressione mentre i loro volti compaiono sugli schermi della città. Gridano al mondo che senza emozioni non c’è libertà, solo schiavitù. “Numeri Difettosi” nasce da un’urgenza: raccontare cosa accade quando un sistema decide che le emozioni sono un virus da debellare. Per farlo, abbiamo scelto una scarnificazione estrema del linguaggio teatrale. Niente scenografie, nessun oggetto di scena – solo corpi, voci e luce. Perché la repressione dell’individualità ha bisogno di vuoto, di spazi bianchi dove ogni differenza viene cancellata.
Note di regia
Regia essenziale, fisica e corale – Lo spettacolo si basa sul movimento dei corpi e sulla relazione tra i personaggi, con un linguaggio scenico che alterna azioni sincronizzate, contrasti dinamici e cori spezzati. Le transizioni tra le scene sono fluide, quasi coreografiche, e la luce diventa un personaggio a sé stante, modellando lo spazio come una gabbia claustrofobica. – Corpo e controllo: i numeri stampati sulle tute simboleggiano la cancellazione dell’identità. La regia esalta la fisicità come resistenza (lotte, cadute, gesti di sostegno). – Paura come rivolta: la vulnerabilità diventa un atto politico. Le confessioni sono intime e universali insieme. – Coro e individuo: il gruppo oscilla tra conflitto e unità, con passaggi dal dialogo serrato al movimento sincronizzato La regia lavora su due livelli contrapposti: 1. L’illusione dell’armonia: movimenti sincronizzati, voci che si incastrano, rituali di gruppo dove il singolo scompare. Qui usiamo ripetizioni, geometrie precise, un coro che sembra un macchinario perfetto.
2. La bellezza del caos: quando la ribellione esplode, quei corpi così disciplinati diventano onde, folle, un organismo che si contorce e si rialza. Le cadute sono liberatorie, i disallineamenti diventano poesia. Le transizioni tra scene sono volutamente fluide, quasi coreografiche – perché anche la rivoluzione è un processo, non uno schiocco di dita. E in questo, la luce è complice e traditrice: a volte ci schiaccia, a volte ci abbraccia, spesso ci isola. Le proiezioni non sono scenografia, sono estensioni fisiche dei corpi – quando i volti dei ragazzi compaiono sugli schermi della città, è come se la loro pelle si strappasse per diventare manifesto. Abbiamo lavorato con gli attori sul paradosso del gruppo: – All’inizio sono insieme ma divisi dal disprezzo (ognuno nega le proprie fragilità per apparire forte) – Poi sono divisi ma uniti dalla paura (la punizione collettiva li costringe a guardarsi) – Infine diventano un corpo unico proprio quando scoprono la loro individualità (gridano i loro nomi e mandano un messaggio disperato, ma lo fanno insieme) Questo spettacolo è un esperimento sociale: cosa resta di umano quando ci tolgono tutto, persino il diritto ad avere paura? La risposta è nei gesti – quando il Numero 4 trattiene il Numero 8 che sta per cadere, quando il coro si spezza in dieci voci diverse che cantano la stessa verità. La libertà non è assenza di controllo. È caos condiviso. È emozione che diventa contagio.
Il ricavato degli spettacoli della Sezione Osservatorio del Campania Teatro Festival 2025 verrà destinato all’Associazione Gazzella ODV, attiva nell’assistenza, cura e riabilitazione dei bambini palestinesi feriti da armi da guerra nella Striscia di Gaza e nei territori palestinesi occupati.
In particolare, dall’ottobre del 2023 Gazzella onlus si occupa di fornire in emergenza pacchi di viveri, acqua potabile, pasti caldi e pane alla popolazione palestinesi. Per maggiori informazioni qui.


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