IDEATO E DIRETTO DA GIANCARLO SEPE
ISPIRATO AI PERSONAGGI CREATI DA PIERRE BOILEAU / THOMAS NARCEJAC
CON COMPAGNIA DEL TEATRO LA COMUNITÀ (LUCIA BIANCHI, FEDERICO CITRACCA, VALERIO MARINARO, GIANLUCA SPATTI, FEDERICA STEFANELLI, GUIDO TARGETTI)
E CON LA PARTECIPAZIONE SPECIALE DI PINO TUFILLARO
SCENE E COSTUMI CARLO DE MARINO
MUSICHE DAVIDE MASTROGIOVANNI A CURA DI ARMONIA TEAM
LUCI MARCO LAUDANDO
PRODUZIONE MARIOLETTA BIDERI PER/FOR BIS TREMILA SRL
DATE 4, 5, 6, 7, 8, 9 GIUGNO (ORE 20.00)
LUOGO CASTEL SANT’ELMO – SALA DEI CANNONI
DURATA 1H 05MIN
LINGUA ITALIANO
Pierre Boileau e Thomas Narcejac hanno scritto tra il 1952 e il 1991 una quarantina di romanzi tra cui alcuni capolavori del noir. Dalle loro storie sono state tratte diverse sceneggiature originali – fra le altre, quella con Alfred Hitchcock per La donna che visse due volte e quella con Henri-George Clouzot per I diabolici.
Giancarlo Sepe ha scelto di ispirarsi a questi prolifici autori per la creazione del suo nuovo spettacolo, Sudori freddi: «Che suggestione trattare dei temi legati a un grande film! Di colpo il teatro sembra poter contenere nei suoi spazi angusti le geometrie e le prospettive di un set cinematografico, le strade di San Francisco con i suoi saliscendi, i pedinamenti fatti nel museo nazionale o al cimitero della città, insomma un sogno. Ne La donna che visse due volte, il protagonista, nell’inseguire un criminale, scopre di essere affetto dall’acrofobìa, da quel senso di perdita di coscienza e sballottamento che crea la vertigine (Vertigo è il titolo originale), la vertigine che ha come effetto immediato il sudore freddo, quello che nasce dalle paure notturne, dai grandi spaventi, dalla paura della morte. Nel leggere il romanzo di Boileau-Narcejac poi ecco arrivare la grande sorpresa: la storia non si svolge a San Francisco negli anni ’50 ma a Parigi nel 1939/40 e dopo a Marsiglia. Si respira un’atmosfera da realismo poetico alla Prévert e Cocteau, l’amore, quello vero, prende il suo posto centrale nella storia, la storia criminale si depotenzia e affiora un grande melò.
[…] Ho voluto provare a raccontare le cose che il film e il romanzo avevano trascurato e ne viene fuori un racconto ellittico, tutto inventato, tutto sotterraneo, fatto di camere mortuarie e funerali, di scene conturbanti, vive e sanguigne, tutto si svolge di notte come fosse raccontato da personaggi alla deriva, senza dimora… Un vero noir senza storia, con l’idea di raccontare le iconografie del giallo che fa da sfondo ad una storia passionale: uno struggimento pieno di dolore e rapinoso come la morte inferta dal proprio amore impossibile».