A cura di Claudio Di Palma e Vesuvioteatro

13 – 20 luglio 2020

Real Bosco di Capodimonte, Playoff Wellness Village, MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Per gli antichi egizi la parola Nefer, Nfr per la loro siglatura avocalica, introduceva e sintetizzava il concetto di bellezza e perfezione. Un ideale che nella rimodulazione grafica del geroglifico si traduceva nel segno di una trachea ed un cuore molto somigliante nel suo complesso ad uno strumento musicale. Il segno sembrava suggerire che il sintomo ideale della perfezione fosse da ricercare nella sintonia ritmica tra respiro e pulsione cardiaca. Riscontrando come oggettivo, ed in ogni campo, questo valore di dipendenza, occorre rilevare che esso risulta ancora più adeguato se riportato al mondo dello sport. Nella pratica sportiva, infatti, si misura continuamente la tenuta dell’equilibrio citato al variare delle condizioni ideali. Lo sforzo, l’agone, le variabili interne ed esterne all’atleta (l’avversario, le proprie emozioni, il pubblico, gli agenti atmosferici) rappresentano coordinate mutevoli entro le quali sempre far corrispondere quel rapporto di idealità pena il fallimento. Nella convinzione che il senso dello sport costituisse la sperimentazione più sistematica nel perseguimento dell’ideale di perfezione, l’uomo ha naturalmente predisposto che il suo prodursi avvenisse in dei recinti edenici; in architetture che, nel ritagliare spazi paralleli a quelli reali, fossero appunto tentativi di riproduzione in scala di un giardino primordiale e felice. Anche i colori scelti a marcatura dei terreni di gioco hanno teso sempre a restituire scenari quasi surreali (il verde intenso, l’azzurro acceso, il rosso carico della terra, ecc…). Nell’edizione 2020 del Napoli Teatro Festival, SportOpera ricerca quei momenti dell’atleta in cui l’equilibrio è sfiorato, sforato, fallito. Quegli attimi di tempo in cui il fiato ed il battito concedono nuove percezioni del mondo e nei quali si può decidere se osare o rinunciare.

Claudio Di Palma

SportOpera

Ci piace immaginare lo sport come una sorta di variante tutta fisica dell’arte: proprio come l’arte, sperimentando continuamente la conoscenza del limite, esso si occupa nel modo più estremo – anche se, forse, meno consapevole – delle scaturigini profonde dell’essere umano.

SportOpera nasce come un osservatorio attivo in cui recuperare quest’originale relazione tra arte e sport. Propone e provoca esercizi di stile sulle connivenze tra lo sport e le varie declinazioni dell’arte. Riesamina e rianima l’originario spirito ri-creativo dello sport profondamente falsato da quella scissione, verificatasi nel secondo ‘900, del teorico-intellettuale dalla totalizzante attività dei sensi che è il gioco. Una frattura culturale che ha progressivamente consegnato le emozioni e le passioni al sistema parassita del capitale. Durante SportOpera, il teatro, il cinema, la letteratura diventano installazioni narranti e l’attore, e l’atleta, ricercano radici e forme remote e comuni.