uno spettacolo di Luciano Melchionna
testi Luciano Melchionna e Giovanni Franci
con Raffaele Ausiello, Lorenzo Balducci, Orazio Caputo, Mauro F. Cardinali, Adelaide Di Bitonto, Gennaro Di Colandrea, Emanuele Gabrieli, Sebastiano Gavasso, Pierre Jacquemin, Gianluca Merolli, Fabrizio Nevola, Marcello Paesano, Agostino Pannone
costumi Milla
scene Chiara Carnevale
musiche Riccardo Regoli
assistente alla regia Sara Esposito
installazioni fotografiche Mario Pellegrino
consulenza sportiva Sebastiano Gavasso
produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
organizzazione Vesuvioteatro.org
16 giugno 2017, ore 18.00, 19.30 e 21.00
17 giugno 2017, ore 18.00, 19.30 e 21.00
18 giugno 2017, ore 18.00, 19.30 e 21.00
durata 50min
Accademia di Belle Arti – Gipsoteca
Spogliare [lat. spŏliare (der. di spolium «spoglia»), propr. «portare via le spoglie»] – Togliere di dosso i vestiti, gli indumenti, con o senza desiderio. Privare dell’armatura, togliere le armi e le insegne a un guerriero: Ettore spogliò Patroclo delle armi di Achille. In senso fig., togliere tutto ciò che è superfluo, non essenziale. Come rifl., rimuovere, allontanare da sé, liberarsi. “L’alma d’ogni suo ben spogliata e priva” (Petrarca). Toy (giocattolo [der. di giocare]), oggetto che serve al gioco e al divertimento, ma può essere anche una persona che, per mancanza di energia e personalità, o anche per debolezza, si lascia manovrare da altri.
Docce, sudore, fetore di calzini, bagnoschiuma, shampoo e creme per il viso si intravedono negli armadietti mezzi rotti, panche consumate e traballanti, acqua per terra e lunghe file di attaccapanni. L’allenatore incita i giocatori prima della partita. Il pubblico, invisibile voyeur, entra in gruppo, guidato da un inquietante “angelo” avulso da quel contesto eppure arbitro d’anime.
Undici monologhi, in un coro assonante e catartico. Storie di calciatori/toys, oggi inconsapevoli mostri, che scelgono il gioco del calcio come gesto di libertà e di gioia. Ma il calcio è bastardo. Come la vita. Consola e distoglie. Immortale. Come la speranza. Una meravigliosa condanna come il teatro. «…ho sempre avuto paura, sin da piccolo… io sparivo lentamente da me, non mi trovavo più, e mi prendeva il panico… poi però, per fortuna, riapparivo all’improvviso: con un pallone in mano».