DA UN RACCONTO DI MAURIZIO DE GIOVANNI
INTERPRETAZIONE E REGIA ANDREA RENZI
MUSICHE DAL VIVO MARCO CAPPELLI E ACOUSTIC TRIO
CHITARRE MARCO CAPPELLI
CONTRABBASSO KEN FILIANO
PERCUSSIONI SATOSHI TAKEISHI
SPECIAL GUEST SHOKO NAGAI, ACCORDION, LIVE ELECTRONICS
PRODUZIONE TEATRO GARIBALDI DI PALERMO ALLA KALSA
DATE 27, 28 GIUGNO (ORE 20.00)
LUOGO CASTEL SANT’ELMO – SALA DEI CANNONI
DURATA 1H
LINGUA ITALIANO
Nato dalla penna dello scrittore napoletano Maurizio de Giovanni, il Commissario Ricciardi è oggi uno dei personaggi più amati tra gli appassionati di letteratura giallistica. Ambientate nella Napoli degli anni Trenta, le avventure dello scaltro e ombroso Ricciardi approdano in teatro grazie a questa Sonata interpretata da Andrea Renzi. Ad accompagnarlo in questo viaggio ci sono le musiche di Marco Cappelli e del suo Acoustic Trio.
Scrive Andrea Renzi nelle note di regia: «Marco Cappelli mi ha fatto ascoltare il suo concept album Le stagioni del commissario Ricciardi, prodotto da John Zorn, che evoca e trasfigura i contesti e i personaggi di de Giovanni e la cui bellezza mi ha convinto a intraprendere questo progetto. Non abbiamo voluto affrontare né un singolo romanzo né l’intero ciclo ricciardiano ma abbiamo chiesto all’autore se avesse, tra gli appunti, un inedito punto di vista sul suo protagonista. Quando abbiamo ricevuto in lettura il racconto Mammarella – una storia ambientata in un bordello di Mergellina dove Ricciardi parla in prima persona, liberandosi, in un certo qual modo, dallo sguardo dell’autore, rappresentato dalla terza persona dei romanzi – abbiamo capito che il lavoro teatrale poteva cominciare. In Mammarella il personaggio Ricciardi sembra chiedere prepotentemente parola, esige un suo spazio emotivo e arriva, in un’appassionata confessione a dichiararsi sfinito per la sua straziante condizione di vita al confino tra vivi e morti. C’è qualcosa di pirandelliano in questa apparizione sulla scena di un personaggio che proviene dalla letteratura. De Giovanni stesso, negli incontri di lavoro, ha suffragato questa sensazione parlandoci di Ricciardi con l’emozione trattenuta di un padre quando parla di suo figlio, un padre che conosce suo figlio nei particolari più intimi ma ha la consapevolezza del distacco. Questa vita del personaggio, oltre lo specifico letterario, mi sembra lo spazio possibile per una indagine teatrale: dovevamo seguire Ricciardi, pedinarlo oltre le pagine dei romanzi e vedere dove ci avrebbe portato».