TESTO, REGIA E INTERPRETAZIONE SERGIO DEL PRETE
ELABORAZIONI SONORE E MUSICHE DAL VIVO FRANCESCO SANTAGATA
SCENE E DISEGNO LUCI CARMINE DE MIZIO
COSTUMI ROSARIO MARTONE
TECNICO LUCI PEPPE SANTI
ORGANIZZAZIONE NAPOLEONE ZAVATTO
REGIA SERGIO DEL PRETE
AIUTO REGIA RAFFAELE AUSIELLO
PRODUZIONE ESECUTIVA MESTIERI DEL PALCO
CON IL SOSTEGNO DE L’ASILO EX ASILO FILANGIERI
CAPODIMONTE – GIARDINO PAESAGGISTICO DI PORTA MIANO (PORTA MIANO)
30 GIUGNO ORE 22.30 DURATA 1H DEBUTTO
Un uomo. Un uomo al centro della scena, al centro della storia, al centro del mondo, ma non al centro di se stesso. In questo flusso, che è SCONOSCIUTO. IN ATTESA DI RINASCITA, un non-mitico Edipo si è già accecato. Se il celebre predecessore lo ha fatto una volta vista la verità, qui invece lo fa prima ancora di vedere, prima ancora di vivere. È la paura che acceca, la paura di non poter superare i fantasmi, gli schemi, le aridità reiterate della provincia. Della periferia. Di quel luogo dell’anima dove ci sentiamo esclusi, non voluti, inadatti, inadeguati. Non è uno spazio, ma un vizio dell’anima. Un uomo circondato da specchi mentali, circondato quindi dalla realtà, una realtà che non riesce più a guardare dal momento in cui fa una scoperta che gli cambia estremamente la visione della propria vita. Da una banale discussione tra i suoi genitori, tra una madre amata, che riverbera negli occhi di tutte quelle donne che (indipendentemente dalla loro forza) sono vittime della vita e un padre odiato che si vorrebbe simbolicamente uccidere, per uccidere quel seme di provincia che si sa di avere dentro, nel sangue, nel DNA, un padre odiato perché (a ragione o a torto) si vede riflessa nei suoi occhi la nostra inadeguatezza o presunta tale, viene a sapere che la madre, prima che lui nascesse, ha subito un aborto. Ecco la scintilla, ecco il pensiero che gli cambia la vita. “Io potevo non esistere, potevo non nascere. Dove sarei stato? I miei pensieri, dove sarebbero stati?”. Da un lato, un feto non nato, una rosa di potenzialità. Dall’altro, un feto rabbioso di paura, nato, vivo ma che si percepisce come aborto. Aborto provvisorio perché in cerca di conferma in un vizioso giochi di specchi: “Ci sono perché tu non ci sei stato? Ci sono perché mi avete voluto?”. Un flusso vulcanico, un dialogo aperto, un’invettiva nei confronti di suo fratello che non è nato, incolpandolo di averlo ucciso nel momento della sua morte. Un fratello che non nascendo, lo “costringe” a nascere, facendogli vivere una vita all’insegna dell’incomunicabilità familiare, una vita border line, in una periferia dimenticata da Dio e dagli uomini. Circondato da brutture, non riesce più a vedere la bellezza, la bellezza delle sfumature, la bellezza della semplicità, la bellezza nascosta dentro se stessi. “tu mi hai ucciso nel momento in cui sei morto non nascendo.”, questo il suo pensiero di fondo rivolto al fratello, attraversando i punti focali della sua vita, contornata da solitudine, la voglia di essere accettati, la voglia di rinascere in un mondo migliore. È uno sconosciuto, sconosciuto a se stesso e al mondo, in cerca di una verità che non riesce più a guardare. Rifugiandosi tra le braccia di Marta, una massaggiatrice, ritrova sprazzi di felicità emotiva, non avvertendo alcun giudizio, ma sentendo la vicinanza ad un’anima abbandonata come lui. Marta è la chiave di volta, è lo sprono alla bellezza, nonostante tutto. Uno sconosciuto metafora di vite non abituate più a guardare, ad approfondire, ad ascoltare. Uno sconosciuto simbolo di una estrema voglia di vita e di parole dolci. Solo il mare, la cui brezza è un sorriso (illusorio?) di speranza e bellezza, ci apre i polmoni e ci fa lanciare gli occhi oltre la paura. Un mare-madre, dove a nuotare però sei tu solo, con la paura che si fa sorriso. Anche perché, a volte “Bisognerebbe avere il coraggio dei ragazzi che si lanciano dagli scogli per tuffarsi ed essere accolti”. In fondo è ciò che desideriamo tutti nella vita: essere accolti.
Sergio Del Prete