di WILLIAM SHAKESPEARE
regia ALEXANDER ZELDIN
durata: 2h | Paese: Algeria, Egitto, Francia, Inghilterra, Italia, Russia, Tunisia | Lingue: italiano
Teatro Mercadante – 04-06-08/06/2010, 20:00 – 05/06/2010, 22:00
nell’ambito del progetto LE CITTÀ DEL MEDITERRANEO
realizzato con il sostegno di MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO REGIONE SICILIA
REGIONE CAMPANIA
produzione NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA
in coproduzione con TEATRO STABILE DI NAPOLI
in collaborazione con YOUNG VIC THEATRE
con il supporto allo sviluppo di NATIONAL THEATRE STUDIO
«Ogni nuova generazione deve intraprendere un doloroso processo di nascita, il cui esito conduce in alcuni casi ad allontanarsi dai vecchi ideali; in altri, a una nuova e più aggressiva incarnazione degli errori del pas- sato». Partendo da queste premesse il giovane regista anglo-russo Alexander Zeldin rilegge un classico del teatro di tutti i tempi, Romeo and Juliet di William Shakespeare.
Lo spettacolo è portato in scena dalla Compagnia Teatrale Europea, che il Napoli Teatro Festival Italia promuove e produce fin dal 2008, attribuendone la direzione a un regista diverso ogni anno. Zeldin lavora allo spettacolo assieme al Dramaturg Hussein Omar, con cui ha già portato in scena, nel 2006 in Egitto, Il Principe Costante di Calderón de la Barca. «Già in quella occasione – spiega – lavorammo sul conflitto tra genitori e figli, tra un mondo antico e un mondo nuovo, creando una compagnia di attori, musicisti e danzatori di diversa provenienza». Ora il progetto si evolve coinvolgendo, oltre a interpreti italiani, anche artisti nordafricani e mediorientali, immigrati di prima e seconda generazione. «Romeo e Giulietta – spiega il regista – sono gli emblemi di un’intera generazione alla ricerca di un punto di incontro tra la loro realtà e quella dei loro genitori. Credo che questo sia un problema comune a tutti i giovani ma, forse, viene percepito di più dagli immigrati di seconda generazione, costretti a crescere in una società che li emargina». «In tanti allestimenti – precisa infine Omar – i due amanti sono visti come inguaribili romantici tendenti al suicidio, mentre il fulcro dell’opera di Shakespeare, secondo noi, è proprio l’idea di una felicità possibile rovinata dalle incomprensioni, dai fraintendimenti».