TESTO E REGIA FORTUNATO CALVINO
CON ANTONELLA CIOLI, ANTONELLA MOREA, LAURA BORRELLI, ROSA FONTANELLA, GIOIA MIALE MUSICHE/MUSIC PAOLO COLETTA
SCENE PAOLO FOTI
COSTUMI NNAMARIA MORELLI
DISEGNO LUCI RENATO ESPOSITO
PRODUZIONE PROSPET
DATE 15 GIUGNO (ORE 19.00), 16 GIUGNO (ORE 21.30)
LUOGO TEATRO NUOVO
DURATA 1H 15MIN
LINGUA ITALIANO
Il testo Rituccia di Fortunato Calvino si ispira a Napoli milionaria di Eduardo De Filippo. Rituccia è infatti la figlia più piccola della famiglia Jovine, la bambina malata per cui “Adda passa’ ‘a nuttata”. «Perché un omaggio a Eduardo? – si chiede Calvino nelle note di regia – Forse perché è stato il mio primo incontro con il grande teatro (vengo da una famiglia di “Scavalcamontagne”, mio padre ha lavorato con la Compagnia Cafiero-Fumo e i Maggio), e una sera mio fratello Aldo, mi portò al Teatro San Carlo per vedere una commedia di e con Eduardo De Filippo. Avevo poco più di sedici anni e entrando per la prima volta in quel magnifico teatro, ricordo l’emozione che mi prese. Il grande sipario si aprì, allora ero completamente all’oscuro di cosa stavamo vedendo e chi fossero gli altri attori. Dallo spettacolo io mi sentii subito coinvolto e la storia lentamente mi affascinò: l’emozione fu forte e ho amato subito quel testo e il suo autore e quella straordinaria compagnia di attori. Quella sera incontravo per la prima volta il grande “teatro” di Eduardo.[…] Per queste e altre considerazioni fatte su Napoli milionaria ho deciso di scrivere Rituccia. Credo che il testo di Eduardo sia un monito contro ogni guerra, ogni violenza ogni dolore. Il mio testo dedicato a Rituccia, ne ripercorre la vita per un arco di tempo che va dal 1942, in cui la bambina aveva cinque anni, fino ai giorni nostri. Una vita la sua, che è stata segnata dal ricordo di una guerra che sembrava non finire mai. Questo testo lo dedico a tutti quei napoletani che, stanchi di subire l’oppressione nazi-fascista, hanno avuto il coraggio e la forza di ribellarsi. Al loro sacrificio dobbiamo la libertà, la democrazia e la pace di oggi, bene supremo e irrinunciabile per noi e le future generazioni».