SPORTOPERA
A CURA DI CLAUDIO DI PALMA E VESUVIOTEATRO
CAPODIMONTE, MANIFATTURA DELLA PORCELLANA (PORTA MIANO)
DAL 23 AL 30 GIUGNO

Nel superamento di un record, personale o assoluto, nella tracciatura di traiettorie inattese, nell’ ostinata sfida al tempo o agli equilibri naturali, nella vertigine, insomma, che accompagna ogni impresa sportiva, sono rinvenibili i segni della Hybris ovvero di quella sorta di affronto convinto al volere degli dei o, per dirla in altro modo, di quella ribellione istintiva, ma sistematica, al senso della fine. Una rivendicazione tutta umana volta, però, alla identificazione quasi sacrale del corpo d’atleta che, nel rispetto delle regole, viene eletto a tempio della conoscenza, dell’ispirata leggerezza e dell’autodeterminazione. Questa forse quella religio athletae in cui dovrebbero fondersi i valori cultuali dello sport antico con quelli dell’atletismo moderno. Questo reperimento del sacro nel gesto dell’atleta è il filtro di lettura per l’edizione 2021 di SportOpera.

Claudio Di Palma

PRELUDI – HYBRIS
DA OMERO, GIOVAN BATTISTA MARINO
CON STEFANIA ROCCA
E CON GABRIELLA DORIO (MEDAGLIA D’ORO ALLE OLIMPIADI DI LOS ANGELES 1984), IMMA CERASUOLO (MEDAGLIA D’ORO ALLE PARALIMPIADI DI ATENE 2004)
E CON LA PARTECIPAZIONE DI PATRIZIO OLIVA (MEDAGLIA D’ORO ALLE OLIMPIADI DI MOSCA 1980)
MUSICHE ESEGUITE DAL VIVO DA MASSIMILIANO SACCHI (CLARINETTI), ANNALISA MADONNA (VOCE), GIANLUCA ROVINELLO (ARPA), MARCELLO GIANNINI (CHITARRA ED ELETTRONICA), PASQUALE BENINCASA (PERCUSSIONI)
SPAZIO SCENICO EMMANUELE ESPOSITO IN COLLABORAZIONE CON IL BIENNIO DI SCENOGRAFIA PER IL TEATRO DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI
PRODUZIONE ENTE TEATRO CRONACA VESUVIOTEATRO

MANIFATTURA DELLA PORCELLANA 23 GIUGNO ORE 21.00 DURATA 70 MIN

Omero ci lascia suoni e versi che bene descrivono i cerimoniali sportivi dell’antica Grecia: i ludi funebri per la morte di Patroclo o Anchise ad esempio. Celebrare la morte diveniva l’occasione per incarnare un vitalismo atletico grazie al quale rimisurare abilità ginniche e ribadire il valore apotropoaico dello sport il cui fine implicitamente risultava (e ancor oggi risulta) la sfida all’ossessione dell’inerzia, al senso della fine. La fine è, però, anche il limite estremo dell’esperienza sportiva, l’ultimo spostamento del limite come quello di Calamo e Carpo nell’opera di Marino.

GALLERIA FOTOGRAFICA

ph Sabrina Cirillo – ag Cubo