durata: 2h | Paese: Italia | Lingue: italiano
Teatro Mercadante – 04/06/2009, 20.00 – 05/06/2009, 22.30 – 06/06/2009, 20.00
produzione NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA E MERCADANTE
in coproduzione con COMPAGNIA TEATRALE ENZO MOSCATO
in collaborazione con BENEVENTO CITTÀ SPETTACOLO
Enzo Moscato – attore, regista, autore napoletano considerato uno dei protagonisti della drammaturgia contemporanea – porta in scena per la prima volta il suo Pièce noire, a più di vent’anni dalla prima stesura. Nel testo – che, vincitore del Premio Riccione per il Teatro nel 1985, ha imposto l’autore all’attenzione del panorama teatrale nazionale – sono già presenti gli elementi che caratterizzeranno tutto il teatro di Moscato, in particolare l’invenzione di una lingua capace di unire elementi della tradizione e slang attuale, la cui genealogia connette i grandi autori napoletani con altri artisti del Novecento, come Artaud, Genet, Pasolini.
«Nel barocco labirinto dei Quartieri Spagnoli, un sogno – indecifrabile e utopico come la materia stessa degli angeli – degradato e babelico come il ritmo, la lingua della Napoli dei miei anni: Bangkok più che Partenope, Bisanzio o Giacarta più che Althénopis o Neapolis, spezzato mito delle Sirene. Questo sogno, intriso di colpa e di inquietudine, come tutto ciò che è scuro ed elusivo, è quello della Signora che, dapprima, frigida ostinata “segnorina” precipitata al Sud nel disordine della guerra, poi proprietaria dei più chic e rinomati locali notturni del Lungomare, alleva, istruisce ed “espone” – all’ammirazione e alla passione altrui – alcuni ermafroditi (forse pescati, un tempo, nel torbido mercato dei bambini…), da cui esige gratitudine e castità totali, la sua meta interiore essendo la costruzione (o la manipolazione?) di creature perfette, volte al sublime.
Sogno, è chiaro, umanamente già destinato allo scacco fin dal principio: sia per lo scarto d’imperfezione e impurità contenuto in due di queste sue creature (Shangay Lil e Hong-Kong Suzy), sia per l’inevitabile contaminazione del contesto sociale (i locali, i traffici loschi, la perdizione, fisica e morale del porto…) che agisce su di loro e sulla Signora come deterrente, implacabile ricatto.
“Nulla, così poco chiaro, come questa notte: il mio dubbio, il tuo delitto”. E, del resto, che tutto in Pièce noire corra sul filo di pulsioni desideranti, di cupe oniricità, di deliri; che tutto emerga o affondi continuamente tra le pieghe di una “reverie” ossessiva e conturbante, è dato soprattutto dall’insistenza concessa all’elemento “notte”, al fenomeno “notte”. Notte e sogno, notte e desiderio, notte e incubo, sono da sempre parole, emozioni, strettamente collegate tra di loro. Notturni sono i locali dove vanno ad esibirsi gli “angeli imperfetti” – notturni gli sguardi della città stessa (ironicamente “paese del sole”) sulla vita e le parole dei protagonisti – notturni, infine, la censura, il taglio cronologico di “una notte”, tra il primo e il secondo tempo: l’ora della mutazione e della follia di Desiderio, il tempo della rivolta, il dileguarsi dell’ombra sulla cosiddetta “verità della Signora”» – Enzo Moscato.