IDEAZIONE E REGIA RICCARDO PIPPA
DI E CON CLAUDIA CALDARANO, CECILIA CAMPANI, GIOVANNI LONGHIN, ANDREA PANIGATTI, SANDRO PIVOTTI, MATTEO VITANZA
DRAMATURG GIULIA TOLLIS
MASCHERE E COSTUMI ILARIA ARIEMME
SCENE ANNA MADDALENA CINGI
DISEGNO LUCI PAOLO CASATI
CURA DEL SUONO LUCA DE MARINIS
RESPONSABILE TECNICO ALICE COLLA
SCENE COSTRUITE PRESSO IL LABORATORIO SCENOTECNICO DEL TEATRO FRANCO PARENTI
COSTUMI REALIZZATI PRESSO LA SARTORIA DEL TEATRO FRANCO PARENTI DIRETTA DA SIMONA DONDONI
PRODUZIONE TEATRO FRANCO PARENTI, TEATRO STABILE DI TORINO, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – CAMPANIA TEATRO FESTIVAL IN COLLABORAZIONE CON TEATRO DEI GORDI
Lo spettacolo ha debuttato in prima assoluta alla Biennale di Venezia il 17 settembre 2020
CAPODIMONTE – PRATERIE DELLA CAPRAIA (PORTA MIANO)
6, 7 LUGLIO ORE 21.00 DURATA 1H+30MIN
Un bagno in fondo a un corridoio o sotto la piazza di una città. Può essere il bagno di un aeroporto, di un club o di una stazione di servizio. Lo attraversa un’umanità variegata e transitoria. È un luogo di passaggio, d’attesa, d’incontro tra sconosciuti, un camerino improvvisato dove fare scongiuri, nascondersi, sfogarsi. È un covo per i demoni, un’anticamera, una soglia prima di un congedo o un battesimo del fuoco. Non è un luogo più vero rispetto al fuori, è solo un altro aspetto dell’esserci; se fuori ci si deve attenere alle norme sociali, ad una prassi, al gioco, dentro si dismette qualcosa; è uno spazio amorale, di sospensione, anche di grossa violenza e nudità, un luogo comune dell’interiorità dove ampliare lo spettro dell’azione quotidiana oltre i limiti e le censure.
Filo conduttore del percorso del Teatro dei Gordi ad oggi è la ricerca di un linguaggio specificamente teatrale, fatto di movimento, partiture di gesti concreti, oggetti, vestiti, maschere, musica, poesia, presenza e incontro. Nel lavoro di scena ricercano sinestesie e un teatro poetico capace di emozionare e produrre immagini vive. In Pandora si amplia la ricerca sulla maschera per metterne in discussione i confini. C’è anche qui la maschera di cartapesta, che ha caratterizzato i due spettacoli precedenti (Sulla morte senza esagerare e Visite), ma ci sono anche le maschere di tutti i giorni, come una benda o un paio di occhiali, come un’espressione o un volto. E poi ci sono maschere improvvisate, estemporanee e maschere mostruose, a rappresentare il dismorfismo e la dispercezione delle allucinazioni e delle paranoie.