DI: JEAN-LUC LAGARCE
REGIA: LAMBERT WILSON

durata: 1h 15m | Paese: Francia | Lingue: francese (con sottotitoli in italiano)
Teatro Mercadante26-27-28/06/2009, 20:30

PRODUZIONE: C.I.C.T. / THÉÂTRE DES BOUFFES DU NORD.

Dopo aver curato l’allestimento di classici del teatro francese come Musset e Racine al Théâtre des Bouffes du Nord (il teatro di Parigi fondato da Peter Brook nel 1974 e tuttora da lui diretto), Lambert Wilson porta in scena per la prima volta l’opera di Jean-Luc Lagarce, che considera il più classico dei drammaturghi francesi contemporanei per il rigore e l’attenzione al linguaggio teatrale. Secondo Wilson, Fanny Ardant è l’interprete ideale di un’opera sulla passione assurda per il teatro come Music-hall di Lagarce. Dopo aver debuttato come attrice teatrale nel 1974 con Polyeucte di Corneille, per la regia di Dominique Leverd, la Ardant si è affermata come attrice cinematografica lavorando con registi come François Truffaut, Ettore Scola, Franco Zeffirelli, Alain Resnais, Michelangelo Antonioni e Sydney Pollack.
«Music-hall parla di artisti, di individui che nonostante tutto scelgono l’illusione.
Sono figlio di saltimbanchi, ho vissuto in un ambiente familiare che promuoveva l’illusione come stile di vita, come ragione d’essere. Si sceglie di chiudere la porta del teatro e di ricostruire là dentro un’al- tra realtà. Ho cercato ossessivamente un testo che si adattasse a Fanny Ardant finchè non ho trovato Music-hall. Sin dal primo momento mi è sembrato che fosse perfetto per lei. Penso che attrici e attori che hanno fatto teatro rischiando di esporsi al ridicolo, si ri- trovano necessariamente in questo testo. C’è un qualcosa di fondamentale sulla nostra condizione che Fanny Ardant è capace di conservare. È molto sensibile alla prosodia di Lagarce. Si tratta di un autore che può essere interpretato solo da chi ha il senso del teatro, da chi ha il gusto della lingua. Il rigore della scrittura mi si è rivelato quando ho selezionato gli attori per il ruolo dei “boys”. Allora ho capito che la scrittura di Lagarce è diabolicamente esatta. Non c’è caso, ci sono poche parole, giuste ed esatte. È questa l’ossessione che il drammaturgo condivide con i suoi personaggi: la pa- rola è il cuore di quel teatro. Lagarce, e in particolare questo testo, ha un legame con l’opera di Beckett. Qui trovo il nutrimento che cerco intorno alla natura umana, la sua bellezza, il suo humour, la sua piccolezza. Il senso della disperazione e l’assurdo» – Lambert Wilson.