O DELLA ESEMPLARE STORIA DELLA NAVE CARACCIOLO E DEL SUO CAPITANO GIULIA CIVITA FRANCESCHI

UNO SPETTACOLO DI FABIO COCIFOGLIA E ALFONSO POSTIGLIONE
COLLABORAZIONE DRAMMATURGICA DI ANTONIO MARFELLA
CON MANUELA MANDRACCHIA, GRAZIANO PIAZZA, LUCA IERVOLINO, NIKO MUCCI, GIAMPIERO SCHIANO
E LA PARTECIPAZIONE DEI BAMBINI DELLA BANDA MUSICALE DI BARRA DEL PROGETTO CANTA SUONA E CAMMINA
E DEI RAGAZZI DELL’ASSOCIAZIONE LIFE-SCUGNIZZI A VELA
MUSICHE E AMBIENTE SONORO LUCA TOLLER
COLLABORAZIONE ARTISTICA ENZO MUSICÒ
PRODUZIONE LE NUVOLE/CASA DEL CONTEMPORANEO – CENTRO DI PRODUZIONE
IN COLLABORAZIONE CON MARINA MILITARE ITALIANA, FONDAZIONE THETYS-MUSEO DEL MARE DI NAPOLI, INTERNATIONAL PROPELLER PORT OF NAPLES, AUTORITÀ PORTUALE DI NAPOLI, LEGA NAVALE ITALIANA, PIO MONTE DELLA MISERICORDIA

COMUNICAZIONE IMPORTANTE
Gli spettatori dovranno recarsi sul luogo dello spettacolo obbligatoriamente muniti di documento di riconoscimento in quanto, trattandosi di un’area militare, sarà necessario identificare i partecipanti.

date/dates 28, 29, 30 giugno/june 1, 2 luglio/july h 21.00
luogo/venue bacino borbonico molo san vincenzo
durata/running time 1h 20min
lingua/language italiano/italian
paese/country italia/italy

Negli anni tra il 1913 e il 1928, Napoli fu al centro dell’interesse pedagogico internazionale per un esperimento educativo straordinario, che si realizzò sulla Nave-Asilo “Caracciolo”, una piro-corvetta in disuso, donata dalla Marina Militare. A dirigere la “Caracciolo”, fu chiamata Giulia Civita Franceschi (1870-1957) che in 15 anni di attività raccolse nei vicoli di Napoli oltre 750 ragazzi, sottraendoli a una condizione di abbandono e delinquenza e indirizzandoli ai mestieri del mare. Il suo metodo – apprezzato da Maria Montessori – poneva al centro i valori della dignità legata al lavoro, della solidarietà e degli affetti. La “Caracciolo” fu infatti una “comunità”, in cui ogni fanciullo, rispettato nei propri bisogni e valorizzato nelle proprie tendenze, veniva “aiutato individualmente a migliorarsi e a svilupparsi in modo armonico”. Nel 1928, Giulia Civita Franceschi fu allontanata dal fascismo che, nel suo intento anti-democratico e totalitario, volle inserire questo istituto educativo nell’Opera Nazionale Balilla, interrompendone la peculiare funzione. Nello specchio d’acqua del primo bacino di carenaggio costruito in Italia, riemergono una educatrice d’altri tempi, accompagnata da due dei suoi “figli adottivi”. Tornano a noi come naufraghi dispersi nel mare dell’oblio, a cercare le nostre orecchie e i nostri occhi perché quell’emblematico esperimento formativo ed umano, che prese corpo e corpi tra gli anni ’10 e ‘20 del secolo scorso, ritrovi un senso nell’oggi in cui siamo immersi, in una città che continua a non riuscire, per dirla con La Capria, a “esaurire la sua sorte”.