UNA MOSTRA DI SIMONA FREDELLA
A CURA DI CHIARA LOMBARDI
CAPODIMONTE – SALA CAUSA (PORTA GRANDE) 14 GIUGNO – 11 LUGLIO (INAUGURAZIONE 13 GIUGNO ORE 16.30)
APERTA DA GIOVEDÌ A DOMENICA ORE 16.30 – 19.30
INGRESSO GRATUITO
Malora: “perdizione, rovina, stato di grave dissesto”. In questa mostra è il corpo ad andare in malora. Protagonisti sono, infatti, i corpi di alcuni dei più noti autori/drammaturghi napoletani dal limitare dell’Ottocento fino ai giorni nostri, ritratti in un inusuale processo di de-composizione.
L’intento dell’artista è cercare di cristallizzare nel disegno la forza creatrice dell’universo immaginativo di ognuno di loro, che pulsa attraverso la materia organica divorandola, riplasmandola continuamente.
Quelli degli autori, sono corpi infestati, assediati ed insidiati da entità che essi stessi hanno ossessivamente evocato durante la loro esistenza, avendo amato, desiderato, sofferto; avendo vissuto immaginando e, dunque, avendo scritto.
I confini fisici cedono sotto i colpi dell’assedio, proclamano la resa sgretolandosi, sciogliendosi e lasciandosi rimodellare. Pelle, ossa, viscere si decompongono per poter essere ricomposte in un modo nuovo. Queste rovine putrescenti, ma fertili, gravide dei loro stessi parassiti, continuano a rigenerarsi nella distruzione. Il corpo “d’autore” continuerà a cambiare forma e potrà essere ri-scritto, o meglio, ri-disegnato da quegli stessi fantasmi che ora sono finalmente liberi di manifestarsi: nel ghigno sfrontato di un teschio che affiora da una crepa nel tufo; nell’ombra che per un attimo oscura i frammenti di uno specchio infranto; in un soffio che muove appena le tende in una stanza di un antico palazzo, di notte.
Tra quel che resta dei loro corpi, si potranno riconoscere: Eduardo Scarpetta, Raffaele Viviani, Eduardo de Filippo, Roberto De Simone, Manlio Santanelli, Enzo Moscato, Annibale Ruccello, Ruggero Cappuccio e Mimmo Borrelli. Autori-attori, questi, dello spettacolo senza fine della rovina che va in scena nel ventre di Napoli: enorme corpo di madre in bellissima, struggente malùra eterna.