DI NICOLA PUGLIESE
REGIA ARMANDO PUGLIESE
MUSICHE NICOLA PIOVANI
SCENE ANDREA TADDEI
COSTUMI SILVIA POLIDORI
PRODUZIONE TEATRO DELLA CITTÀ DI CATANIA

DATE 17 GIUGNO (ORE 21.00), 18 GIUGNO (ORE 19.00)
LUOGO TEATRO POLITEAMA
DURATA 1H 30MIN
LINGUA ITALIANO

«Questo è un libro che ha un senso e una forza e una comunicativa». Con queste parole si espresse Italo Calvino per commentare il testo alla casa editrice Einaudi che poi lo pubblicò. Malacqua, il cui sottotitolo è “Quattro giorni di Pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un Accadimento straordinario”, sarà messo in scena dal fratello dell’autore, Armando Pugliese, sulle musiche di Nicola Piovani.
«Ora – afferma il regista – non so ancora esattamente che spettacolo teatrale ne verrà fuori e non me lo chiedo nemmeno. In un certo senso sono avvantaggiato, ero suo fratello; alcune immagini corrispondono a quelle fornite dalla mia memoria, dal nostro vissuto comune. Ma indubbiamente il tessuto poetico è il suo, così personale che tentare di riprodurlo teatralmente mi obbliga ad un’immersione profonda nei nostri rapporti, in quello che io ho conosciuto o non conosciuto dell’anima di mio fratello. Quel presepio che raccontano le 150 pagine di Malacqua potrebbe essere, e di questo ne sono sicuro, quello di una qualsiasi città del sud o del nord indifferentemente, perché i personaggi che lo popolano non appartengono solo al tessuto napoletano, ed in questa direzione – chiamiamola senza luogo e senza tempo – ci accingiamo a lavorare: percepire i ritmi e le atmosfere che si nascondono dietro una lastra di vetro perennemente bagnata dall’acqua, acqua che non sappiamo se purificatrice o destinata imputridire tutto quello che tocca, allora, negli anni in cui fu scritto, o anche ora. Ma, nonostante il suo precipitare e precipitarci all’inferno, nonostante l’ironia feroce nei confronti di alcuni o il dolente racconto dei frammenti di vita di altri, vorrei ottenere dalla sua trasposizione scenica, lo stesso composito affresco che il romanzo riesce a produrre con uno scritto inarrestabile simile alla stessa pioggia che descrive, per approdare a quella intuizione che, nel finale, restituisca alla nostra esistenza la speranza, che, come si sa, è l’ultima a morire».

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