VITA DI MOLIÈRE
TESTO E REGIA FRANCESCO NICCOLINI
CON ALESSIO BONI, ALESSANDRO QUARTA
SUONO ANDREA LEPRI
LUCI GIUSEPPE DI LORENZO
PRODUZIONE INFINITO E ALESSIO BONI, ALESSANDRO QUARTA E FRANCESCO NICCOLINI
BELVEDERE DI SAN LEUCIO
10 LUGLIO ORE 21.00 DURATA 1H+30MIN DEBUTTO
QUINTUS DOCTOR
Mais si maladia
Opiniatria
Non vult se guarire
Quid illi facere?
BACHELIERUS
Clysterium donare
Postea seignare
Ensuita purgare
Reseignare, repurgare et reclysterizare!
Una dichiarazione d’amore al teatro e a chi al teatro dedica la vita salendo sul palcoscenico ogni sera, costi quello che costi. Una dichiarazione d’amore, dignità e orgoglio professionale quanto mai importante oggi, anno secondo dell’era della pandemia universale, che obbliga i teatranti a pagare il prezzo più duro e, molto probabilmente, sproporzionato e punitivo.
Che la condizione dell’attore sia difficile, e che sconti una colpa equivalente al peccato originale, non è una novità: attori musicisti e drammaturghi, ogni qualvolta hanno pfatto professione di indipendenza e libertà, sono sempre stati i primi a esporsi al rischio della furia del potere e i primi a pagare. È stato così nell’antichità, e ancora di più nel medio evo, quando dopo l’anno Mille il teatro è risorto, ma pagando un prezzo durissimo, ancora più feroce da fine Cinquecento, quando la Controriforma si è scagliata contro il palcoscenico, diventato luogo per eccellenza del demonio, e dunque contro attori, musicisti, scrittori e compositori: istrioni, ruffiani, prostitute, stregoni, ambasciatori di Satana.
E non c’è esempio più potente, comico e tragico della storia del più grande attore e autore del Seicento francese: il figlio di un tappezziere parigino, nato con il nome di Jean-Baptiste Poquelin ma diventato immortale con il suo nome d’arte, Molière.
La sua vita è una incredibile summa di avventure e soprattutto rocambolesche disavventure, fiaschi clamorosi e ancora più clamorosi successi, grandi amori, gelosie, atroci sospetti di incesti, spettacoli sublimi dalla risata amara, coraggiosi e taglienti: tragediografo fallimentare, Molière aveva trovato nella farsa e nella commedia il terreno perfetto che gli permise di fare grandi affreschi del suo tempo, della società parigina e di corte, affreschi infarciti di critiche feroci a molte delle più potenti lobby del tempo: ridicole e potentissime signore da salotto, mercanti vecchi e avidi, filosofi, nobili cortigiani falsi corrotti e ipocriti, preti farisei, e soprattutto dottori arroganti e incapaci.
Molière incarna il nuovo mondo: è un pefetto esempio di figlio di nessuno, uno di quei giovani che non ha un titolo aristocratico ma che si forma studiando, con applicazione e una gran voglia di sporcarsi le mani. Condivide lo stesso destino familiare di William Shakespeare, Galileo Galilei, Miguel de Cervantes, tutti umili figli di uomini e donne del popolo, bottegai, musicisti, spesso totalmente squattrinati: è una rivoluzione grande come quella copernicana, che improvvisamente permette a chiunque – non solo a nobili e religiosi – di diventare “qualcuno”.
Ma il nostro Jean Baptiste Poquelin è molto più di qualcuno. Diventa amico intimo del re, e non un re qualunque: Luigi XIV, meglio noto come il Re Sole, uno dei sovrani più famosi di tutta la storia, eppure – come fama e immortalità – infinitamente più piccolo di questo figlio di un tappezziee, capace, con la sua arte scenica e la sua coraggiosa, costante denuncia, di oscurare anche il Sole…
Un racconto teatrale per voce e musica, una doppia narrazione intrecciata per raccontare vita disavventure e morte di Molière insieme ai suoi dèmoni e al suo teatro: tutto d’un fiato. Come una strepitosa lunghissima e tragicomica storia d’amore, ardore e passione.