ART DIRECTION / ORIGINAL SCORE ALEXANDRE ROCCOLI, ADAM SHAALAN
ARTISTI INVITATI PER IL REMIX SHADY ABDELRAHMAN, IBRAHIM ABDOU, DOUA FATFAT, NERMIN HABIB, EMAN HUSSEIN, GHAREEB L’ÉTRANGER
PRODUZIONE A SHORT TERM EFFECT
COPRODUZIONE FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – CAMPANIA TEATRO FESTIVAL, INSTITUT FRANÇAIS DU CAIRE, INSTITUT FRANÇAIS DE PARIS E INSTITUT FRANÇAIS D’ITALIE, D-CAF DOWNTOWN CAIRO ART FESTIVAL, MADRE – MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA DONNAREGINA
PROMOZIONE DOMENICO GAROFALO
SI RINGRAZIA MONICA RUOCCO, BRUNELLA FUSCO, KATHRYN WEIR, IL TEAM E GLI ARTISTI CHE HANNO FATTO PARTE DI QUESTO LUNGO PROCESSO E CHE NON POSSONO ESSERE QUI CON NOI
MUSEO MADRE
11, 12 GIUGNO ORE 19.00; 20.00; 21.00
DEBUTTO ASSOLUTO
Con il biglietto dello spettacolo Long Play, Cairo, previsto al Museo Madre, è possibile visitare gratuitamente la mostra di Lawrence Carroll al secondo piano e la collezione site-specific al primo piano del museo. L’accesso è possibile sia prima che dopo la visione dello spettacolo, tranne che per gli spettatori dell’ultimo turno d’ingresso (ore 21.00), che potranno accedere al Museo solo prima dello spettacolo.
Long Play, Cairo è una creazione franco-egiziano-italiana, che estende il lavoro che Alexandre Roccoli ha intrapreso per diversi anni sullo status e il ruolo degli artisti nel bacino del Mediterraneo da cui anche lui proviene e sulle varie forme di emancipazione e pretese che portano avanti. «Questo lavoro – scrivono Alexandre Roccoli e Adam Shalaan – risponde al desiderio di condividere l’esperienza di Long Play, la serie di brani sul tempo e la percezione del tempo. Qui ancora più aperti alla cura, a questo desiderio di danza, all’esperienza della durata, dell’ecologia del movimento, attraverso il lavoro in assenza di fatica e di accenti ritmici, della scrittura dei corpi attraverso queste trasformazioni. Il respiro riscopre un battito rallentato di un “corpo-coro” organico. Un lavoro anche sulla nozione di “durata” e su ciò che essa permette di trasformazioni permette di esplorare altre temporalità, di attraversare ritmi ipnotici. Il deserto bianco è il punto di partenza di questa visione interiore, come una sospensione spazio-temporale che ruota la metafora del tempo. “Il deserto è la metafora perfetta del Labirinto”, ha detto Jorge Luis Borges.
Qui si tratta di perdere la nozione del tempo ed entrare in una sinestesìa, dove la durata non esiste più. Long Play, Cairo è un lavoro sull’amore nel senso di solidarietà in un mondo confuso dall’egoismo dell’autocontrollo e da questa asfissia dell’overflow; qui è tutto il contrario, è entrare in quest’area dello spirito libero».