di Tiziano Scarpa
regia Arturo Cirillo
Paese: Italia | Lingue: italiano
Teatro San Ferdinando – 07-08/06/2008

testo commissionato dal Napoli Teatro Festival Italia
produzione Napoli Teatro Festival Italia e Mercadante – Associazione Teatro Stabile della Città di Napoli

Tiziano Scarpa, su invito del Festival, ha soggiornato a Napoli per scrivere un testo teatrale che viene messo in scena da Arturo Cirillo.
«L’inseguitore ha un protagonista dal comportamento enigmatico. Fino alla fine non sappiamo che cosa vuole da Nic il signor Aloisio. Potrebbe essere un crimine o una tenerezza, un soccorso filiale oppure una prestazione lavorativa, o altre cose ancora. Napoli mi ha ispirato soprattutto questo: l’enigma della personalità, la sua indecidibilità etica. Detto più semplicemente: il non essere mai sicuri di chi ti sta di fronte. Gli altri sono la nostra fregatura e il nostro tesoro. È così dappertutto, ma specialmente in questa città. Qualunque relazione umana potrebbe trasformarsi da un momento all’altro in un’esperienza avventurosa. Nella vita quotidiana può risultare entusiasmante o fastidioso, ma per la fantasia di un drammaturgo è una vera benedizione.

[…] ci tengo a sottolineare una cosa: L’inseguitore non è un dramma su Napoli, evidentemente. È un dramma scritto con la collaborazione di Napoli (un piccolo tributo simbolico l’ho racchiuso nelle scritte sui muri lette da Nic nella dodicesima scena, che ho copiato per le strade: è come se avessi aperto le virgolette cedendo la parola alla città stessa). Tiziano Scarpa
«L’inseguitore è un testo per quattro attori e svariati personaggi … Un vecchio signore e un giovane appena uscito da una qualsiasi galera si incontrano e involontariamente, ma forse no, costruiscono una relazione. Intorno a loro un’umanità cittadina e periferica: camerieri e cameriere, cassiere, due che si sono conosciuti in una chat, un gestore di un locale per turisti. Personaggi amputati e mancanti, che preannunciano lo svelamento finale di una famiglia, quella del vecchio signore, segnata dalla ferita inguaribile di una figlia incompleta e irrealizzata. Una giornata contemporanea, consumata nelle strade, sui cavalcavia, negli autobus, nei cinema porno, nei bar, nei ristoranti di quest’Italia malata e a un passo dall’orrore». Arturo Cirillo