UNO SPETTACOLO DI/A PERFORMANCE BY ASCANIO CELESTINI
CON/WITH ASCANIO CELESTINI
E/AND GIANLUCA CASADEI
FISARMONICA/ ACCORDION VOCE FUORI CAMPO/VOICE OFF ALBA ROHRWACHER
PRODUZIONE/PRODUCTION FABBRICA SRL
IN COPRODUZIONE CON/IN CO-PRODUCTION WITH ROMAEUROPA FESTIVAL 2015, TEATRO STABILE DELL’UMBRIA

date/dates 3, 4 luglio/july h 23.00
luogo/venue teatro nuovo
durata/running time 1h 30min
lingua/language italiano/italian
paese/country italia/italy

in regione/in campania
5, 6 luglio/july h 21.30 castello di gesualdo (av)

Con questa nuova narrazione Ascanio Celestini ci racconta la vita di un improbabile Gesù che «vive chiuso in un appartamento di qualche periferia. Dalla sua finestra si vede il parcheggio di un supermercato e il barbone che di giorno chiede l’elemosina e di notte dorme tra i cartoni. Con Cristo c’è Pietro che passa gran parte del tempo fuori di casa ad operare concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per riparare lo scaldabagno, si arrangia a fare piccoli lavori saltuari per guadagnare qualcosa. Questa volta Cristo non si è incarnato per redimere l’umanità. Non sappiamo se si tratta davvero del figlio di Dio o di uno schizofrenico che crede di esserlo, ma se il creatore si incarnasse per redimere gli uomini condividendo la loro umanità (e dunque anche il dolore), questa incarnazione moderna non potrebbe non includere anche le paure e i dubbi del tempo presente».
Questo Cristo contemporaneo non vuole che entri nessun altro, all’interno del suo appartamento ma è interessato a ciò che accade fuori: «il mondo in mille metri quadrati di asfalto osservati da un paradiso-monolocale pochi metri al di sopra». In questo nuovo lavoro, Celestini è partito dalla consapevolezza che con la crisi delle ideologie – nate dall’illuminismo e concretizzatesi soprattutto nel ‘900 – anche le religioni (in quanto visioni totalizzanti e dunque ideologiche) hanno subito un contraccolpo. «A distanza di un paio di millenni – leggiamo nelle note – ci troviamo ora a rivivere le incertezze del cristianesimo delle origini, frutto dell’ebraismo e seme dell’islam. Vorrei che queste incertezze passassero in maniera obbligatoriamente grottesca e ironica nel personaggio che porterò in scena: un povero Cristo che può agire nel mondo solo come essere umano tra gli esseri umani. Uno che sente la responsabilità, ma anche il peso di essere solo sul cuore della terra: vuoi vedere che la trinità è una balla e alla fine salterà fuori che Dio sono soltanto io?».