Ph Salvatore Pastore
testo Igor Esposito
regia, interpretazione e luci Tonino Taiuti
scene e assistente alla regia Luca Taiuti
costumi Sara Marino
sguardo dada Giovanni Ludeno
disegno luci Tonino Taiuti
sound design Marco Vidino
direttore di produzione Lindo Nudo
produzione Teatro Rossosimona
Sala Assoli
28 giugno 2018 ore 19.00
29 giugno 2018 ore 21.00
durata 1 ora
La vita dipinta è una partitura monologante che prende vita e risuona con il corpo e la voce di Tonino Taiuti sulle note di una biografia rocambolesca, fantastica e surreale. Biografia di un artista immaginario che canta le sue imprese pittoriche e i suoi poetici incontri con alcuni dei grandi maestri che hanno segnato il corso della storia dell’arte del Novecento, lasciandone un’impronta indelebile chi con il proprio vissuto o con la fame interiore, chi con un lascito di immaginazione, coraggio o radicalità.
«Il protagonista della Vita dipinta è un artista immaginario che diviene così testimone e commensale, al contempo, di un’esaltante e necessaria esperienza artistica ed umana che percorre il Novecento. E lo fa attraverso un capriccio o un sogno dell’immaginazione, divenendo specchio e riflesso della follia. Il suo errare immaginifico è simile a quello di un vecchio Don Chischiotte dell’arte contemporanea. A sostegno delle sue imprese – va però detto – che non c’è nessun Sancho Panza, ma una serie di angeli custodi, di cui forse anche noi conosciamo i nomi e i volti. Artista sradicato e solitario, passo dopo passo, sprofonda nel suo delirio e non rinsavisce come il vecchio hidalgo della Mancia; ma, forse, proprio per questo sembra incarnare e ricordarci ciò che scrisse Michel Foucault nella sua monumentale Storia della follia nell’età classica: “La follia, nei suoi vani ragionamenti, non è vanità”. Così come non è vanità l’arte attoriale di Tonino Taiuti. Anarchico e solitario artista della scena napoletana, al quale ho pensato, sin dalla prima battuta, come unico possibile interprete di questo monologo». [Igor Esposito]
«La vita dipinta è un monologo funambolico che attraverso la voce bambinesca d’un folle ci fa sprofondare nel cuore della pittura e dell’arte e lo fa con leggerezza, ironia e dolore; cercando di riportare alla luce versi, pensieri e immagini di alcuni grandi maestri del Novecento. La partitura è una drammaturgia dove prende corpo una scrittura musicale e ritmica che gioca su più registri, che vanno dall’affabulatorio al lirico, dando così la possibilità all’attore di farsi giullare cantastorie oppure oracolo della follia che brucia in un delirio angelico di poesia. Ho sentito, già dalla prima lettura, questo testo come necessario: perché ci mette di fronte al coraggio e alla radicalità che da sempre è – a mio avviso – il cuore pulsante dei veri artisti e che rifugge dal mondano e vano chiacchiericcio in cui, gran parte dell’arte, sembra essersi persa e degradata». [Tonino Taiuti]