DI ALAN AYCKBOURN
TRADUZIONE DI MASOLINO D’AMICO
CON MASSIMO DE MATTEO, ANGELA DE MATTEO
E CON ERNESTO LAMA, LUCIANO GIUGLIANO STEFANIA REMINO E MARIANO BELLOPEDE (MUSICHE)
REGIA PEPPE MIALE
PRODUZIONE ASSOCIAZIONE CULTURALE NOUVEAU THEATRE DE POCHE

TEATRO SANNAZARO
1 LUGLIO 2025, ORE 21:00

Curioso sovrapporsi di immagini e parole fanno di “Confusioni” un gioco teatrale che permette agli interpreti di sperimentare comicamente fino in fondo e poi di nuovo ancora l’arte attoriale. Luoghi diversi dove le persone colloquiano logorroicamente senza mai dialogare davvero. L’ascolto dell’altro non è mai bandito, ma sempre strumentale al perseguimento del proprio fine.
Un fine che non si rivela mai tanto alto e prezioso da giustificare l’elusione continua della verità. Tant’è che viene sempre da chiedersi perché la limpidezza non la faccia da padrona nei rapporti costituitisi.
Eppure nei cinque quadri scenici strutturalmente proposti, si gioca costantemente su declinazioni diverse dalla verità: la vicina di casa ed il marito non rimproverano alla “Figura materna” il suo comportamento maternamente parossistico, ma anzi diventano essi stessi bambini. Harry, marito scontento in trasferta di lavoro, corteggia goffamente “Al bar”, laddove una immediata rivelazione delle sue intenzioni avrebbe avuto forse un successo immediato sulle due svagate e annoiate
stagiste; due coppie di coniugi battibeccano furiosamente ad un ristorante, “Tra un boccone e l’altro”, incuranti di un imperturbabile maitre ed ancor di più dell’inutilità dell’essere altrove dalle proprie case; tutti i protagonisti della “Festa di Gosforth” continuano a dibattersi per la buona riuscita di un evento che sembra fondamentale per la loro vita mentre gli accadimenti farseschi lo rendono invece progressivamente secondario, e poi insignificante, e poi ancora meno……
La verità fa capolino ed esplode poi fragorosa quando i protagonisti, scambiandosi, come da titolo del quadro finale, “Due chiacchiere al parco”, parlano con sincerità, ma nessuno, anche ora, ascolta l’altro.
Forse perché è ormai troppo tardi e sullo spettacolo (o sulla vita?) cala la tela. Peccato per la vita. Sarebbe stato sufficiente sentire e guardare per riconoscersi. Meglio per il teatro. Capire quasi mai fa rima con ridere.

Peppe Miale