TESTO FRANCESCO FERRARA
COSTUMI CHIARA AVERSANO
SCENE LUCIA IMPERATO
LUCI MARCO GHIDELLI
PROGETTO SONORO ALESSIO FOGLIA
AIUTO REGIA SALVATORE SCOTTO D’APOLLONIA
REGIA GABRIELE RUSSO
CON GLI ALLIEVI DELLA BELLINI TEATRO FACTORY: ANDREA LIOTTI, ARIANNA SORRENTINO, CHIARA CELOTTO, CLAUDIA D’AVANZO, ELEONORA LONGOBARDI, LUIGI LEONE, LUIGI ADIMARI, MANUEL SEVERINO, MARIA FRANCESCA DUILIO, MICHELE FERRANTINO, ROSITA CHIODERO, SALVATORE CUTRÌ, SALVATORE NICOLELLA, SIMONE MAZZELLA
PRODUZIONE FONDAZIONE TEATRO DI NAPOLI – TEATRO BELLINI
11 giugno 2019 ore 19.00
12 giugno 2019 ore 21.00
durata 1 ora
Napoli
Teatro Nuovo
Il Tempo Orizzontale mette in scena tredici piloti impegnati in una surreale gara automobilistica. Come in una vera corsa i piloti lottano per ottenere una posizione migliore, guadagnano o perdono decimi di secondo, a turno si prendono la testa della classifica. Ma la gara impone anche un ritmo estenuante al quale non possono sottrarsi, il rischio altrimenti è di ritrovarsi tra le ultime posizioni.
Il Tempo orizzontale delinea un ritratto inquietante dell’uomo moderno, immerso in un mondo ormai consegnato alla tecnica e alla velocità che ne consegue. Complice la sensazione di non avere mai abbastanza tempo o di sprecarlo non riuscendo a fare tutto, assumiamo un sistema di vita consacrato alla rapidità, tutto nel tentativo di raggiungere qualcosa che ci appare sempre più sfuggente.
Note di regia:
Per parlare di questo lavoro è necessario raccontare il processo creativo con cui è nato lo spettacolo e cosa ci ha portato a cambiare completamente direzione rispetto a quanto ci eravamo prefissati il primo giorno di prove.
Con il titolo “Il tempo orizzontale” intendevamo raccontare una storia familiare che attraversasse quattro generazioni. Lo spunto era nato in un primo laboratorio che ho tenuto con gli allievi/attori a novembre. Abbiamo provato, riprovato, scritto, abbozzato, improvvisato ma nulla ci convinceva. Abbiamo deciso quindi di cambiare strada.
Dopo aver verificato e poi scartato un altro paio di ipotesi, mi è capitato di leggere questo scritto di una maestra elementare ispirato ad una frase di Pasolini
“Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta.
Alla sua gestione.
All’umanità che ne scaturisce.
A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino,
dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati.
A non divenire uno sgomitatore sociale,
a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti,
di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta,
che occupa il potere, che scippa il presente,
figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare.
A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde.
E’ un esercizio che mi riesce bene.
E mi riconcilia con il mio sacro poco.”
E’ così che quando l’autore mi ha proposto di mettere in scena un Gran Premio di Formula 1 come metafora della folle corsa a cui tutti siamo chiamati quotidianamente a partecipare, ho pensato che fosse la cosa giusta da raccontare, qualcosa che avrebbe appassionato e parlato ad attori e pubblico. Li vedremo correre, superarsi, sgomitare, raccontarsi. Competere. Il tema del racconto è specifico, è il Gran Premio e tutti i problemi e le dinamiche di una gara ma ogni parola e ogni dinamica allude ad altro, a qualcosa in cui possiamo vederci e riconoscerci.
Come può l’uomo adattarsi e vivere In una società sempre più competitiva, veloce, in cui a tutti è richiesto di essere sempre più performanti, in cui non c’è tempo per fermarsi, o peggio, in cui fermarsi può procurare ansia? Quali saranno le conseguenze? Ce ne saranno?
Oggi, dopo molti giri andati a vuoto in questo mese e mezzo di lavoro, la nostra personalissima corsa ci ha condotto qui. Ci siamo presi il lusso di fermarci, pensare e cambiare strada.