«La storia è una bugia sulla quale due o più persone si mettono d’accordo». Queste parole taglienti sono di Voltaire e hanno la potenza irriverente di un gesto provocatorio. È una frase che somiglia all’impeto di un adolescente, mentre con un rapidissimo movimento della mano e del braccio tira via il velo che ricopre una statua, un dipinto, una verità. Nel cinismo del movimento perfino il velo, si lacera in un punto, rivelando tutta la sua fragilità.
Tra i corridoi dei licei e della facoltà umanistiche ci si convince che la storia è soprattutto emersione della realtà, incontrovertibile e autentica. La storia, secondo i mondi accademici, è ricerca di ciò che è vero, ricerca di ciò che, con analisi svolte a partita chiusa, appare finalmente in tutta la sua evidente limpidezza.
Ho sempre pensato invece, che oltre il legittimo sforzo di mettere in luce la verità, la storia sia soprattutto turbamento. Dietro le date, le battaglie, i troni, le alleanze, i tradimenti, le ingiustizie e le violenze, c’è un magma emozionale di uomini e donne che produssero azioni determinate da pulsioni e sentimenti. Antonin Artaud sostiene che sia sublime la storia raccontata dai poeti e non i poeti raccontati dalla storia. Di questa riflessione è paradigma perfetto William Shakespeare. Ma come non pensare a quali profondità abbiamo scoperto nell’imperatore Adriano grazie a Marguerite Yourcenar?
Come non riconoscere che abbiamo sentito con forza Caligola grazie alla penna di Camus? Nelle scritture dei drammaturghi, dei poeti, dei narratori, c’è una rivelazione: la storia non è fatta per guarire le ferite, ma per amare la bellezza del sangue.
Il Sogno Reale è un progetto che mira a determinare un osservatorio sulla dinastia borbonica dal quale contemplare e conoscere con serenità il firmamento immaginativo che inizia con la tenacia onirica di Carlo III per continuare con risultati alterni fino all’Unità d’Italia. I Palazzi Reali, le industrie siderurgiche, le seterie, le grandi collezioni d’arte, le importanti strutture sociali per i poveri, le scuole militari, l’impulso ai conservatori, la canalizzazione delle acque, l’avvio degli scavi di Pompei ed Ercolano, il potenziamento delle navigazioni, dell’edilizia, insieme con la cura per gli aspetti della vita civile collegati alla Sanità, fanno di questo tempo una piattaforma di studio di immenso interesse.
Mentalmente bisogna allontanarsi dalle tentazioni di reminiscenza elegiaca e da bocciature politiche aprioristiche per accogliere con sete di conoscenza il grande affresco del turbamento. Il turbamento polifonico che deve educarci a distinguere tra voci e altre voci, tra un re e un altro re, tra una regina e un’altra regina. Turbamento della mente e dello spirito, perché in grado di farci scoprire che il concetto di tempo non può essere lineare, perché un’azione compiuta alla fine del Settecento può estendere il suo processo sociale ed individuale fino ad oggi.
Il Sogno Reale desidera anche svincolare i singoli monumenti borbonici da una percezione isolata. I palazzi, i teatri, i giardini, non sono monadi, ma perle di una stessa collana che risponde ad un unico pensiero culturale.
In quest’ottica il progetto chiama in causa sette scrittori e sette attori/attrici, per attivare il turbamento del passato/presente e accoglierlo senza paura. La Storia, infatti, non può essere considerata una disciplina che esamina fatti conclusi, ma una conoscenza che esplora i rapporti tra memoria e divenire.
Nel Gattopardo, Tomasi di Lampedusa, alludendo alla Sicilia e al Sud, dice che i monumenti del passato che ci circondano sono magnifici ma non edificati da noi; dice che questi monumenti ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti.
Il Sogno Reale vuole indagare intorno alle emozioni e ai sentimenti che li produssero e indagare, anche, sul perché il Sud, abbia tanto invocato questi fantasmi con i quali ha un rapporto di amorosa, conflittuale, irrisolta passione.