UN PROGETTO DI RUGGERO CAPPUCCIO
A CURA DI MARCO PERILLO
TESTO MARCO PERILLO
CON CLAUDIO DI PALMA
PRODUZIONE FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – CAMPANIA TEATRO FESTIVAL
CAPODIMONTE – GIARDINO DEI PRINCIPI (PORTA GRANDE)
5 LUGLIO ORE 21.00 DURATA 1H DEBUTTO
Il Sogno Reale è un progetto di Ruggero Cappuccio per il Campania Teatro Festival, a cura di Marco Perillo, dedicato alle meraviglie dell’epoca borbonica. Un focus su un periodo storico senza precedenti, i cui fasti e i cui primati, a Napoli come nel resto del Sud Italia, attraggono, incantano e accendono riflessioni ancor oggi.
Sette scrittori italiani (Silvio Perrella, Emanuele Trevi, Wanda Marasco, Elisabetta Rasy, Viola Ardone, Pierluigi Razzano, Marco Perillo) hanno realizzato per il Campania Teatro Festival sette racconti ispirati a personaggi, storie, aneddoti e luoghi relativi all’epoca borbonica. Questi racconti saranno interpretati da sette attori (Claudio Di Palma, Alessandro Preziosi, Lina Sastri, Euridice Axen, Alessio Boni, Iaia Forte, Sonia Bergamasco) nella splendida cornice della reggia Capodimonte. Un’agile guida, distribuita gratuitamente, passerà in rassegna i principali siti del periodo borbonico svelandone tutti i segreti.
Il regno dei Borbone, a cavallo tra Settecento e Ottocento, rappresentò per Napoli, per la Campania, e più in generale per il Sud dell’Italia, un momento di insuperati traguardi. Con l’avvento dell’illuminato re Carlo di Borbone, nel 1734, il Meridione italiano tornò a essere un regno autonomo e la città partenopea una grande capitale europea. Questo sovrano, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, in venticinque anni di regno, seppe dar vita un’epoca di primati ineguagliabili e di grandi trasformazioni sociali e culturali. Sorsero le grandi regge, dal Palazzo Reale a Capodimonte, da Portici alla meravigliosa Caserta, capace di competere con i fasti di Versailles. Decine di “siti reali” per le attività di caccia nacquero un po’ su tutto il territorio, come a Procida, agli Astroni, ad Agnano, Licola, Lago Patria, Fusaro. Ville patrizie di notevole bellezza furono erette lungo la costa, in quel celebre “Miglio d’Oro” che da Napoli si snodava intorno alla reale residenza estiva di Portici.
Nella capitale fu realizzato, nel 1737, in appena otto mesi di lavori, il Teatro di San Carlo, il primo Lirico d’Europa, che insieme con molti altri palcoscenici e ben quattro conservatori – Santa Maria di Loreto, Pietà de’ Turchini, Poveri di Gesù Cristo e Sant’Onofrio a Capuana – farà della città partenopea il capoluogo assoluto della musica.
La cultura in generale ebbe un ruolo fondamentale in quegli anni e vide protagonisti grandi pensatori come Pietro Giannone, Mario Pagano, Gaetano Filangieri, Antonio Genovesi. La scoperta dei siti archeologici di Ercolano e di Pompei favorì la nascita dello stile e del gusto neoclassico e attrasse in Campania i grandi viaggiatori del Grand Tour, da Goethe a Mozart. Il presepe settecentesco napoletano, messa in scena della Natività mista ai personaggi dell’epoca, divenne veicolo delle tradizioni, degli usi e dei costumi del regno, nonché vera e propria opera d’arte affidata a maestri come Giuseppe Sanmartino, l’autore del celebre Cristo Velato di Cappella Sansevero.
Dal punto di vista delle imprese, a due passi dalla reggia di Capodimonte fu istituita un’importantissima fabbrica di porcellane, in onore della consorte reale Maria Amalia di Sassonia. Le più grandi opere pubbliche di re Carlo furono, realizzate Luigi Vanvitelli, il Foro Carolino, nell’attuale piazza Dante, e l’Albergo dei Poveri, ideato da Ferdinando Fuga, nato per nascondere agli occhi della città la grande massa dei mendicanti e per cercare di dar loro una possibilità di reinserimento sociale.
Le grandi opere pubbliche saranno proseguite da Ferdinando di Borbone, erede al trono di Carlo, divenuto nel 1759 re di Spagna, e da sua moglie Maria Carolina d’Asburgo. Alla vigilia della Rivoluzione Francese essi daranno vita al sogno della Seteria di San Leucio, prima fabbrica-cittadella in Europa di stampo socialista, dove si potrà vivere un’esperienza lavorativa basata sulla libertà e sull’uguaglianza. Dopo le travagliate vicende della rivoluzione partenopea del 1799 e del susseguente ventennio francese, il ritorno di Ferdinando di Borbone sul trono darà il là alla maestosa basilica e al colonnato di San Francesco di Paola e alla creazione della futura Piazza del Plebiscito, ancor oggi cuore pulsante della città e tra i principali attrattori turistici.
Con i regni di Francesco I e di Ferdinando II, fino al termine del Regno delle Due Sicilie con Francesco II, molteplici furono i primati portati avanti dalla dinastia dei Borbone. L’istituzione del sistema pensionistico, della prima versione della protezione civile, la pulizia nelle strade della capitale e le opere di bonifica come i Regi Lagni furono elementi d’avanguardia per i tempi. Nel 1781 fu istituito il primo Codice Marittimo al mondo e nel 1783 nacque la prima fabbrica di navi d’Italia, quei cantieri di Castellammare di Stabia che nel 1818 realizzarono il primo piroscafo del Mediterraneo, il Ferdinando I. Il 4 ottobre del 1839 Ferdinando II inaugurò il primo convoglio ferroviario sul suolo italiano, sulla linea che da Napoli, fuori dalle antiche mura aragonesi, giungeva fino a Portici, nei pressi del Granatello. Un’innovazione che nel 1840 vide il nascere della prima fabbrica metalmeccanica d’Italia per numero di operai, le celeberrime officine di Pietrarsa.
Nel 1839 fu realizzata la prima illuminazione a gas in una città italiana, terza al mondo dopo Parigi e Londra. Nel 1841 sorse il primo centro vulcanologico al mondo, l’Osservatorio Vesuviano. E il primissimo telegrafo elettrico della Penisola fu qui messo in funzione nel 1852. Poco prima dell’avvento dell’Unità d’Italia Napoli risultò la prima città per numero di teatri, di tipografie, di pubblicazione di giornali e prima per l’istituzione del corpo dei pompieri.
Tanti e di varia natura furono i sogni realizzati in età borbonica. Sogni che il Campania Teatro Festival, al di là delle ideologie politiche e delle rivendicazioni di natura storica, vuole omaggiare e soprattutto mettere in scena.