Ph Guglielmo Verrienti per Cubo Creativity Design

di Nara Mansur
traduzione di Jazmin Endis
con Carmine Borrino, Giusy Freccia
al pianoforte Mariano Bellopede
musiche Vincenzo Caruso
testi delle canzoni Pina Varriale
costumi Veronica Grossi
disegno luci Giuseppe Notaro
assistente alla regia Noemi Coppola
produzione Mestieri del palco e Artgarage
regia Carmine Borrino

Palazzo Reale – Cortile delle Carrozze
28 giugno 2018 ore 21.30
durata 1 ora e 5 min

Ignazio & Maria è un testo dell’autrice cubana Nara Mansur. Membro de la Unión Nacional de Escritores y Artistas de Cuba (UNEAC), è stata redattrice negli anni 1997/2001 di Conjunto, rivista di teatro latinoamericano, edita dalla Casa de las Americas centro culturale, curando la sessione di Teatro. Dalla fine del 2007 Nara Mansur collabora con lo Studio teatrale El Cuervo, diretto da Pompeyo Audivert a Buenos Aires.
«De- drammatizzazione e intensa intertestualità sono le principali caratteristiche drammaturgiche di Ignazio e Maria. Due personaggi, due personaggi soli, due coscienze, un solo amore. Una conversazione immaginaria, che nasce dal desiderio ardente di ri-costruire un ponte emozionale, tra loro, ormai, rotto, spezzato. Un dialogo spiazzante, una dimensione spazio-tempo che cambia repentinamente; ora, dopo, prima; qui, lì, chissà dove.
Un amore ormai andato, rotto in due punti: Ignazio e Maria; due punti che diventano il presente, il passato, il futuro, il qui, l’altrove, il dove dei personaggi. La loro vita quotidiana, i loro doveri, le loro debolezze, i loro ricordi, le loro aspettative.  Maria è intima, confessionale, certa, definita. Ignazio è la continua giustificazione esterna e auto- convinta. Il testo si spinge verso una presentazione drammatica dei desideri privati, delle ansie sociali, delle domande legittime, di due giovani ragazzi innamorati. Proporre questa storia è un dovere e un piacere.  Amore e perdita; gioco e verità; un modo per legare un “concreto meridione” cubano a un “probabile sud” italiano, europeo.
Non una drammaturgia cubana, ma una drammaturgia che si produce a Cuba. Una scrittura teatrale che ha sempre puntato lo sguardo verso l’Europa. Una drammaturgia che ha il riferimento occidentale e allo stesso tempo un temperamento afro-caraibico, molto simile per certi versi all’esperienze ultime di certa drammaturgia italiana; ideali nord europei, mischiati alla passionalità mediterranea. Un teatro che si fa bussola, che sottolinea una dicotomia nord – sud, centro – periferia, centri simbolici- periferie immaginate.
Una drammaturgia cubana che diventa riferimento geo-politico, geo-fisico, esistenziale. Un’esperienza che può naturalmente ri-nascere sovrapponendola alla realtà meridionale italiana. Esperienza che vede interessanti aspetti culturali comuni tra Cuba e un certo meridione italiano: l’essere migranti, viaggiare per necessità, una fragilità costante tecnologica – emotiva; una continua resistenza verso paesi più sviluppati; una pigrizia comune, che per i cubani è data dalla insularità della propria terra, per i “terroni” da una distanza socio-politica dal resto dell’Europa. Un pensiero costante cubano è: “cosa c’è dietro l’orizzonte?”, un pensiero che sembra nascere anche se ci si sofferma sul lungomare di Napoli. A Cuba nei momenti felici e tranquilli la gente si siede sul lungomare dell’Avana dando le spalle all’orizzonte; anche a Napoli la domenica o nei momenti di festa; sempre a Cuba nei momenti di nostalgia invece si punta lo sguardo verso l’orizzonte per pensare, a un amore lontano, a una persona cara, alla propria esistenza; quante volte è capitato anche a noi sul lungomare di Napoli, quante volte …».