TESTO E REGIA ANTIMO CASERTANO
CON ANTIMO CASERTANO, DANIELA IOIA, LUIGI CREDENDINO, CIRO KURUSH GIORDANO ZANGARO
ASSISTENTE ALLA REGIA LELLA LEPRE
SCENE FLAVIANO BARBARISI
COSTUMI ANTONIETTA RENDINA
MUSICHE ORIGINALI MARCO D’ACUNZO, MARINA LUCIA
DISEGNO LUCI PACO SUMMONTE
AUDIO MARIANO PENZA
FOTO DI SCENA NINA BORRELLI
PRODOTTO DA COMPAGNIA TEATRO INSANIA, ASSOCIAZIONE CULTURALE NARTEA
CAPODIMONTE – GIARDINO PAESAGGISTICO DI PORTA MIANO (PORTA MIANO)
8 LUGLIO ORE 22.30 DURATA 1H+20MIN DEBUTTO
«Io non so centomila lire quante siano né m’importa di saperlo. Io non conosco il denaro, a me basta una pipa di tabacco e della creta. Il resto è zero». Vincenzo Gemito
Tra i tanti artisti dimenticati e trascurati dal tempo e dalla storia vi è uno forse più dimenticato di tutti: Vincenzo Gemito. Abbandonato alla nascita, alla ruota degli esposti, ha subito medesimo trattamento nel corso degli anni, e ancora oggi appare ai più un artista di secondo piano, che non ha ancora trovato una collocazione tra i pilastri degli artisti dell’800 napoletano.
La sua arte, ma soprattutto il suo modo di intendere e di vivere l’arte è ciò che mi ha spinto alla ricerca e all’approfondimento della sua intera opera.
Una vita tormentata e ossessionata dalla continua ricerca della perfezione e dal maniacale tentativo di lavorare non per la conquista del successo ma per la conquista della verità.
Ossessione che lo hanno spinto addirittura alla reclusione in manicomio, avvenuta tra il 1886 e il 1888, e alla conseguente, una volta uscito, clausura domestica volontaria durata oltre venti anni.
La volontà è quella di poter narrare e investigare tale crisi, che in particolare affligge Gemito ma che può attraversare qualsiasi artista in qualsiasi ambito.
Cosa porta un artista alla rovina o alla sua gloria, cosa spinge un artista al blocco emotivo, psichico e professionale?
Quanto spesso sentiamo di artisti, autori, musicisti, spesso anche attori in crisi, che si trovano a fare i conti con i propri demoni? A non riuscire a ritrovare più se stessi, più un senso concreto alla loro arte, a perdere la bussola della loro missione.
Il nostro mestiere è da sempre in bilico, da sempre precario, non solo per la questione economica, ma anche e soprattutto per la questione emotiva e psicologica.
Bisognerebbe sfatare il mito del genio-folle. Molto spesso chi attraversa un momento insano non riesce a creare nulla di geniale.
Parte da questa analisi la volontà di realizzare uno spettacolo e di poterlo portare in scena, non solo per la volontà di ridare luce alla complessa figura di Gemito, ma soprattutto per esplorare questo delicatissimo e profondo momento che riguarda noi “esseri umani” da vicino.
Attraverso la sua vicenda cercheremo di esplorare la materia intima che muove un artista, sperando di porre le domande giuste. Sperando di poter aprire le giuste fessure nei meandri delle nostre anime. La risposta come al solito sarà affidata al pubblico.