DRAMMATURGIA E REGIA MARINA OTERO
PERFORMER AUGUSTO CHIAPPE, CRISTIAN VEGA, FRED RAPOSO, JUAN FRANCISCO LOPEZ BUBICA, MATÍAS REBOSSIO / MIGUEL VALDIVIESO, MARINA OTERO
DISEGNO LUCI E SPAZIO ADRIÁN GRIMOZZI
LUCI E SPAZIO IN TOURNÉE DAVID SELDES, FACUNDO DAVID
COSTUME DESIGN URIEL CISTARO
EDIZIONE DIGITALE E MUSICA ORIGINALE JULIÁN RODRÍGUEZ RONA
CONSULENTE ALLA DRAMMATURGIA MARTÍN FLORES CÁRDENAS
ASSISTENTE ALLA REGIA LUCRECIA PIERPAOLI
ASSISTENTE ALLE COREOGRAFIE LUCÍA GIANNONI
ASSISTENTE LUCI E SPAZIO CAROLINA GARCIA UGRIN
VISUAL ARTIST LUCIO BAZZALO
MONTAGGIO AUDIOVISIVO TECNICO FLORENCIA LABAT
COSTUME STYLING CHU RIPERTO
FOTOGRAFIA MATÍAS KEDAK
REALIZZAZIONE COSTUMI ADRIANA BALDANI
PRODUZIONE ESECUTIVA MARIANO DE MENDONÇA, MARINA D’LUCCA
PRODUTTORE MARIANO DE MENDONÇA
PRODUZIONE DELEGATA IN EUROPA NICOLAS ROUX, LUCILA PIFFER – OTTO PRODUCTIONS

TEATRO POLITEAMA
8, 9 SETTEMBRE ORE 21.00
DURATA 1H
DEBUTTO NAZIONALE

SI AVVISA IL PUBBLICO CHE LO SPETTACOLO CONTIENE NUDI INTEGRALI

«Fuck me è la terza parte della prima trilogia del progetto Remember to live, un lavoro costante nel quale io sono il mio stesso oggetto di ricerca e che riguarda lo scorrere del tempo. Più che altro mi piace che si parli di… e se non ne parlo io, chi ne parlerà? Chi darà forma alla mia causa narcisistica senza vedere un centesimo? Quale corpo si impegnerà a raccontare la mia vita fino alla  morte? Solo il mio. Tutto il mio lavoro consiste in una sorta di ritorno all’infanzia – racconta Marina Otero –, nell’incontrare la bambina che ero, che taceva perché non sapeva come essere, come sentirsi a proprio agio. Mi ritrovavo a esercitarmi a fare coreografie con i miei cugini. Nelle mie creazioni mi interessa cercare un’identità tra autore, narratore e protagonista, che diventi non solo un atto narcisistico, ma anche un sacrificio offerto al pubblico. Cerco di andare contro il comfort, sia il mio che quello dello spettatore, per esporre le zone oscure – dire o fare qualcosa che metta a disagio. Tutti ci nascondiamo per non sentire le ferite. Continuiamo la corsa senza sapere dove andiamo. Corriamo per non avvertire le ferite. Sebbene i miei lavori partano dalla biografia, non esiste un patto di verità con la biografia, poiché in qualche modo “ricordare è ritoccare”. Ma c’è un patto con la mia memoria: le immagini erose dal tempo poeticizzano e deformano “il reale”. La memoria è la fonte del mio materiale coreografico. Come nominare l’assenza? Quando le parole non bastano, il corpo riempie. L’opera si colloca in quello spazio tra corpo e parola, tra ciò che c’è e ciò che manca, tra ciò che percepiamo consapevolmente e ciò che è incomprensibile».

GALLERIA FOTOGRAFICA

ph Salvatore Pastore – ag Cubo