DI: EURIPIDE
ADATTAMENTO E REGIA: CARLO CERCIELLO
durata: 1h 30m | Paese: Italia | Lingue: italiano
Chiesa Donnaregina Vecchia24-25/06/2009, 20:00

PRODUZIONE: GLI IPOCRITI.

Dopo la regia di England, presentato nella prima edizione del Festival, quest’anno Carlo Cerciello porta in scena l’Ecuba di Euripide, letta come «tragedia delle vittime innocenti e degli agnelli sacrificali, i figli». La regina di Troia, uno dei personaggi più inquietanti di Euripide, che nelle sue opere ha saputo creare figure femminili ai limiti dell’umanità, prende nuova vita nell’interpretazione di Isa Danieli. L’attrice, che ha debuttato a soli quindici anni nella compagnia di Eduardo De Filippo, mantenendo con questi un lungo rapporto di collaborazione, è stata considerata una delle figure più espressive ed autentiche della nuova drammaturgia napoletana.
«Qualunque guerra è un “macello” e chi la fa è un macellaio, ma Ecuba è, soprattutto, la tragedia delle vittime innocenti, degli “agnelli sacrificali”: i figli. Traditi e uccisi da chi li ospita, o sacrificati in nome di insulsi valori, imperativi e tradizioni militari, o peggio ancora, uccisi per vendetta, i figli innocenti pagano le colpe dei padri e placano, con il loro sangue, la sete di vendetta delle madri. Una furia bestiale, cancella ogni forma di pietà, anche quella materna. Una catena di morti reclama vendetta, come nelle faide criminali e proprio come in una guerra tra famiglie, dove in nome dell’onore e dei vincoli parentali si può ottenere “soddisfazione” per il torto subito, Ecuba, ex donna di potere, non esita a pretendere da Agamennone, colui che ha distrutto la sua famiglia e l’ha resa schiava, il “favore” di poter regolare i conti con Polimestore, uno dei suoi “amici”, che le ha ucciso il figlio Polidoro, per depredarlo dell’oro di famiglia. Ecuba è tragicamente perdente, un grumo nero di odio e disperazione, che annega il suo folle tormento nel sangue. È la protagonista di una tragedia senza catarsi, dove agiscono i resti di un’umanità terminale, incapace del benché minimo segno di riscatto» – Carlo Cerciello.