testo Marie Michaud, Robert Lepage regia Robert Lepage
durata: 1h 45m | Paese: Australia, Canada, Francia, Giappone, Inghilterra, Irlanda, Italia, Serbia, Spagna, Stati Uniti | Lingue: francese, inglese, mandarino con sottotitoli in italiano
Teatro di San Carlo – 26/06/2011, 21:00 – 27/06/2011, 19:00
produzione Ex Machina
in coproduzione con La Comète – Scène Nationale de Châlons-en-Champagne, La Filature – Scène Nationale de Mulhouse, MC2 : Maison de la Culture de Grenoble, Le Théâtre du Nouveau Monde (Montréal), Festival Internacional de las Artes de Castilla y León (Salamanca 2008), Le Théâtre du Trident (Québec), Simon Fraser University (Vancouver), UCLA Live, Canada’s National Arts Centre (Ottawa), Cal Performances – University of California (Berkeley), barbicanbite 10 (London), BITEF Belgrade International Theater Festival, Le Volcan – Scène nationale du Havre, TNT – Théâtre National de Toulouse Midi-Pyrénées, Ulster Bank Dublin Festival, Festival de Otoño de la Comunidad de Madrid, Théâtre National de Chaillot (Paris), Tokyo Metropolitan Theatre, Melbourne International Arts Festival, Napoli Teatro Festival Italia
produttore per Ex Machina Michel Bernatchez
produttore esecutivo Europa, Giappone Richard Castelli (Epidemic, Paris)
Nel 2010 il Festival aveva coprodotto Lipsynch, una maratona che in nove ore di durata, raccontava nove storie interdipendenti che si sviluppavano tra Nicaragua, Canarie, Montreal e Manchester interpretate da nove attori-cantanti che dialogavano in quattro lingue. Nel 2011 Lepage torna a Napoli lanciando al pubblico una nuova sfida con uno spettacolo dal marchio unico, ingegnoso e altamente visivo. Le Dragon bleu è una sorta di sequel dell’ormai mitica Trilogie des dragons del 1985 (Le Dragon vert, Le Dragon rouge, Le Dragon blanc). In questa opera monumentale vite e viaggi si snodavano tra Oriente e Occidente, in un intreccio fatto di ricordi, passioni, dolori, partenze e ritorni che raccontavano 75 anni della vita di alcune famiglie di immigrati cinesi nelle Chinatown canadesi. Alla fine dell’ultimo episodio (Le Dragon blanc), Pierre Lamontagne, artista visivo appassionato di cultura cinese, partiva per andare a studiare a Shanghai.
È qui che lo ritroviamo in Le Dragon bleu: Pierre dirige una galleria nel cuore del Moganshan 50 di Shanghai, un complesso di vecchi edifici industriali convertiti in centro artistico, che ospita le nuove tendenze dell’arte contemporanea locale. Le vicende di Pierre si intrecciano con quelle di Claire Forêt, pubblicitaria canadese e di Xiao Ling, giovane artista cinese. Sullo sfondo di una Cina che muta e di un Canada che si interroga, l’incontro di questi tre personaggi provocherà in ognuno delle trasformazioni risolutive.
Lepage riesce, attraverso questa storia, a raccontare le zone d’ombra della nostra epoca: le aporie della coppia, il mercato delle adozioni, l’impoverimento delle ideologie, l’asservimento dell’arte alle leggi del mercato, i paradossi della Cina liberale.
Oltre a creare un’abile macchina narrativa, Lepage dà vita a un apparato tecnico e tec- nologico di estrema perfezione in cui i cambiamenti di luogo, di atmosfera, di registro, sembrano frutto di magia. La scenografia, infatti, moltiplica le metamorfosi: l’interno di un aereo lascia il posto alla hall di un aeroporto, che si trasforma in appartamento e che diventa poi una strada di Shangai.
Ma oltre a tutti questi elementi, lo spettacolo – come dichiara il regista – fa leva sull’unica risorsa inesauribile che, a suo avviso, il teatro conosce: l’intelligenza dello spettatore.