TESTO E REGIA CLAUDIO TOLCACHIR, LAUTARO PEROTTI, MELISA HERMIDA CON/WITH DANIELA PAL, MARTA LUBOS, PAULA RANSENBERG
MUSICA DAL VIVO JOAQUIN SEGADE
DISEGNO LUCI RICARDO SICA
SCENOGRAFIA GONZALO CORDOBA ESTÉVEZ
COPRODUZIONE FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA, FUNDACIÓN TEATRO A MIL, FESTIVAL D’AVIGNON, MAISON DES ARTS DE CRÉTEIL, TEATRO LA PLAZA, CENTRO CULTURAL SAN MARTIN, SESC – SÃO PAULO
CON IL SUPPORTO DI THÉÂTRE NATIONAL DE BORDEAUX EN AQUITAINE

DATE 26, 27, 28 GIUGNO (ORE 21.30)
LUOGO TEATRO MERCADANTE
DURATA 1H 10MIN
LINGUA SPAGNOLO CON SOTTOTITOLI IN ITALIANO

Dopo il grande successo ottenuto nel 2012 in occasione del focus sulla scena argentina, Claudio Tolcachir torna a Napoli con un nuovo lavoro coprodotto dal Festival. Ciò che colpisce degli spettacoli di Tolcachir è l’estrema leggerezza con cui tratta argomenti anche drammatici e la capacità di far sentire sempre lo spettatore parte della situazione raccontata.
In Dinamo, l’autore argentino indaga il tema della solitudine attraverso la storia di tre donne che vivono insieme senza saperlo. In una roulotte abbandonata in un luogo imprecisato vive Ada, una ex performer settantenne che spera di ritrovare l’ispirazione e la passione di un tempo. Marisa, sua nipote, è pronta a riprendere la carriera di tennista abbandonata 28 anni prima a causa di forti allucinazioni. La coabitazione è strana, parallela e i loro due mondi non si incontrano. Ciò che le due donne non sanno è che dentro alla credenza della cucina vive Harima, un’immigrata che cerca, di nascosto, di comunicare con la propria famiglia. Una situazione grottesca che non mancherà di coinvolgere ed emozionare il pubblico.
«Dinamo – afferma Tolcachir – racconta storie attraverso il silenzio, attraverso vicende piccole e straordinarie. Queste storie non vengono narrate, ma fatte emergere attraverso il corpo delle tre donne. Il processo creativo si è sviluppato in lunghe sessioni di improvvisazione durante le quali ogni personaggio si è appropriato di una vita e di una personalità. Abbiamo poi unito le storie, consentendone lo sviluppo in uno spazio comune e dettagliando azioni, costumi, oggetti. Infine abbiamo creato una coesistenza delirante e compassionevole tra questi esseri perduti. Una sorta di musica. Dinamo è lo strano racconto di tre donne che vivono insieme senza saperlo. Lo spazio è realistico, è la storia ad essere assurda».

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