(E MENTRE PASSA NUJE CE FACIMMO VIECCHIE)

SCRITTO CON/WRITTEN BY I DETENUTI DELL’ISTITUTO PENITENZIARIO MINORILE DI AIROLA/YOUNG OFFENDERS OF THE AIROLA PENITENTIARY
CON/WITH GIUSEPPE GAUDINO, ADRIANO PANTALEO, VERONICA MONTANINO, SALVATORE PRESUTTO
REGIA/DIRECTED BY EMANUELA GIORDANO
PRODUZIONE/PRODUCTION NEST NAPOLI EST TEATRO
LO SPETTACOLO FA PARTE DEL PROGETTO/THE PERFORMANCE IS PART OF “IL PALCOSCENICO DELLA LEGALITÀ”, DEATO DA GIULIA MINOLI, PROMOSSO E ORGANIZZATO DALLA CO2 CRISIS OPPORTUNITY ONLUS, FONDAZIONE SILVIA RUOTOLO, FONDAZIONE POLIS, FONDAZIONE GIOVANNI E FRANCESCA FALCONE, CENTRO STUDI PAOLO BORSELLINO, LIBERA, COORDINAMENTO CAMPANO FAMILIARI VITTIME INNOCENTI DI CRIMINALITÀ
CON IL PATROCINIO DI/ WITH THE PATRONAGE OF MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO, MINISTERO DELL’ISTRUZIONE DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA E IL SOSTEGNO DI FONDAZIONE CON IL SUD, SIAE, FONDAZIONE TERZO PILASTRO

date/dates 15, 16 giugno/june h 19.00
luogo/venue teatro nuovo
durata/running time 50min
lingua/language italiano/italian
paese/country italia/italy

Lo spettacolo Aspettando il tempo che passa è parte integrante di “Il palcoscenico della legalità”, progetto nato al Teatro di San Carlo nel 2012 da un’idea di Giulia Minoli e che prevede collaborazioni tra teatri, istituti penali per minori, scuole e società civile, grazie a percorsi formativi ed attività di spettacolo dal vivo. Obiettivo del progetto è contrastare l’illegalità. Nelle scuole, gli studenti vengono stimolati a partecipare ad un percorso di rinnovamento etico, analizzando responsabilità individuali e collettive, bisogni ed obiettivi primari. Negli Istituti penali per minori, si lavora sui mestieri del teatro, dalla scrittura all’allestimento scenico, esercitando i ragazzi detenuti ad esprimersi al di là di logiche di appartenenza ad ambienti marginali e devianti.
Aspettando il tempo che passa è frutto dei laboratori che si sono tenuti nell’Istituto Penitenziario Minorile di Airola e vede la collaborazione tra i giovani attori del Teatro NEST e i detenuti, con il supporto musicale di Luca Caiazzo, coordinati da Emanuela Giordano. «Ho sempre messo al centro delle mie regie – afferma la Giordano – la parola onestà. Aspettando il tempo che passa nasce da un’esperienza faticosa. Non umanamente, anzi, tra noi e molti dei ragazzi detenuti è scattata una simpatia immediata e siamo convinti che il contatto con realtà esterne alla condizione detentiva siano, non solo opportune, ma indispensabili. Trasmettere passione, immaginare nuove regole di gruppo, riflettere su altre ipotesi di vita e di linguaggio, tutto questo è importante e lo abbiamo fatto. Ma i ragazzi, a parte qualche rara eccezione, vengono da realtà “infernali”. Non hanno una collettività “attrezzata” ad aiutarli quando usciranno dal carcere, questo condiziona il loro modo di affrontare la vita. Falsi miti, bisogni indotti, analfabetismo culturale ed affettivo fanno da tappo di compressione sulle loro intelligenze e le loro anime. Aspettando il tempo che passa è nato perché i ragazzi ce l’hanno chiesto: avere come obiettivo uno spettacolo dava loro un senso che altrimenti non avrebbero trovato».