Ph Guglielmo Verrienti per Cubo Creativity Design
Dialogo di Giacomo Leopardi e della Morte
con Melissa Di Genova e Antonio Piccolo
testo e regia Antonio Piccolo
disegno luci Giuseppe Cerrone
aiuto regia Giuseppe Cerrone, Marco Di Prima
foto di scena Federico Cappabianca e Flavio Ricci
produzione Teatro In Fabula
Palazzo Reale – Cortile delle Carrozze
22 giugno 2018 ore 21.30
durata 1 ora
«Torre del Greco, 14 giugno 1837. Casa di Giacomo Leopardi. Il poeta è intento a comporre La ginestra, forse ultima opera, quando un misterioso individuo, mascherato e vestito di nero, lo interrompe. Chi è? – si chiede Antonio Piccolo nelle note di regia –. Un buffone o davvero la Morte, come dice? Convinto dalle sue prove schiaccianti, Leopardi esulta, contento di spirare… La delusione, però, è dietro l’angolo: la Morte non è qui per portarlo via, ma perché ha bisogno della penna del grande scrittore per indirizzare una lettera all’umanità…
Sul mio manuale del liceo la biografia di Leopardi finiva più o meno così: “a 39 anni lo colse finalmente la morte, a lungo invocata”. Bam! Niente di nuovo, verità risaputa, eppure mi stonava. Come può un uomo che – pur lamentandosi del dolore del mondo, delle miserie umane, della crudeltà della natura – ha viaggiato in lungo e in largo per l’Italia (senza “alta velocità” e nemmeno automobili), ha amato le donne, il cibo, ha cambiato in continuazione generi letterari, scritto ininterrottamente… come può un uomo così vitale, insomma, detestare davvero l’esistenza al punto da invocare seriamente la propria fine?
Qui comincia il gioco, ossia il play, ossia il teatro. Se la Morte, con un pretesto, comparisse di fronte a Leopardi e quasi tentasse di fargli cambiare idea? Il poeta, in fondo, ha amato la vita! E se portasse come “prove documentali” della propria tesi le sue stesse parole? E come potrebbero parlare questi due personaggi? La Morte in prosa, per quanto elegante; Leopardi, naturalmente, in versi (ma non endecasillabi e settenari: non avrei potuto reggere il confronto con il meraviglioso originale).
Come se fosse un’operetta morale apocrifa, ho dunque immaginato il Dialogo di Giacomo Leopardi e della Morte. E ho anche ritrovato un vecchio amico: il poeta che ho amato sin da ragazzo».