Per il debutto dell’ultimo lavoro diretto da Michele Schiano di Cola si è scelto il Teatro Bellini.
Il pubblico è quello della prima: parenti, amici, informali spettatori del Napoli Teatro Festival: tutti in attesa che si animi quel palco, sul quale una penombra blu mostra già l’audace scenografia di Luigi Ferrigno. Le maschere invitano gli spettatori a fare attenzione al cordone che percorre l’intero corridoio della platea.
Si spengono le luci e proprio quel cordone trascina in scena Ippolita/Titania a ritmi da discoteca.
Immediato un pensiero: “come vedere distrutto un sogno”!
Poi, però, comincia la narrazione e, tra tatuaggi, abiti avanguardistici, cuscini, sdraio con materassini, prendono vita i noti personaggi.
L’agevole traduzione del testo scespiriano, opera di Massimiliano Palmese, ci avvicina alle vicende della bella e vulcanica Ermia, del suo impetuoso ed a tratti comico Lisandro, della brava e sfortunata Elena, dell’agile Demetrio.
Puck diventa, nella versione flegrea, una simpatica donnona, con tanto di occhiali e bastone da non vedente, quasi a voler giustificare, in tal modo, i pasticci amorosi che crea, mal distribuendo il suo elisir d’amore.
Oberon/Teseo si destreggia abilmente nei due personaggi, trasformandosi, in alternanza con Puck, in vedetta, sulla piattaforma che si staglia al centro del palco.
La magia del bosco delle fate viene simulata con gesti e suoni divertenti.
Baci saffici o magici trasmettono la follia d’amore.
Stampelle e sedia a rotelle impongono a Titania movimenti meccanici, che si alternano a leggiadre movenze.
Ottimo Bottom, che riesce abilmente ad interpretare i vari ruoli durante le prove della commedia, ma anche a gestire la fantasiosa trasformazione in asino.
Molto ben riusciti i fermo immagine, così come ben congegnati sono gli interventi corali.
Luci, musiche, movimenti scenici, danze, salti, capriole e persino lotte in un immaginario ring: tutto è studiato nei minimi dettagli ed è l’evidente risultato di lunghe prove ed attività laboratoriale.
Due ore ininterrotte di spettacolo allentano, inevitabilmente, l’attenzione, che viene, però, nuovamente catturata dalla comica messa in scena dei “sempre allievi”, bravi interpreti di Piramo, Tisbe, leone e muro con tanto di fessura, raggio di luna.
E’ bello ed emozionante sentire giovani napoletani declamare Shakespeare e l’amore con cui giocano con i suoi versi ci fa perdonare loro anche qualche inflessione di troppo.
Alla fine, il pubblico ride ed applaude soddisfatto.
Giuliana Sepe
Master in Drammaturgia
Università degli studi Federico II