Nel centenario della nascita di Ingmar Bergman, il Napoli Teatro Festival rende omaggio al grande regista svedese mettendo in scena uno dei suoi lavori più noti, Scene da un matrimonio, con regia di Andrej Konchalovskij, al Teatro Mercadante di Napoli.
L’allestimento di Konchalovskij mantiene la suddivisione in sei episodi dell’originale serie televisiva, poi divenuta pellicola nel 1973. Episodi, i cui titoli (“Innocenza e panico”; “L’arte di nascondere lo sporco sotto il tappeto”; “Paola”; “Valle di lacrime”; “Gli analfabeti; “Nel pieno della notte in una casa buia in qualche parte del mondo”), vengono annunciati dagli stessi attori, dopo un cambio di scene, semplici, essenziali e funzionali curate da Maria Crisolini Malatesta, che avviene a luci spente, in modo rapido, mentre sulle pareti vengono proiettate immagini dei programmi televisivi del tempo.
L’opera porta in scena due coniugi, Marianne e Johan, che vivono apparentemente una vita felice, serena e tranquilla e vengono presentati come coppia esemplare, che ben presto però rivela di non esserlo. I due da tempo, infatti, pur nascondendolo a loro stessi, percepiscono i segni di una mancanza di reale comunicazione. Pur essendo stata la donna, la prima a mostrare la noia della loro vita di coppia, che sembra essersi infilata anche tra le lenzuola, a far esplodere i finti equilibri è l’uomo, che tornato a casa dopo un viaggio, comunica alla moglie di voler andare via di casa, con la donna della quale si è innamorato, una studentessa molto più giovane di lui, egoista e possessiva. I due arrivano alla resa dei conti e Marianne chiede il divorzio, lasciandosi andare ad avventure. Nonostante ciò, i due continuano a vedersi ogni tanto e riconoscono di non aver vissuto a pieno la loro unione e di averla concepita solo convenzionalmente. John però vorrebbe continuare a mantenere una forma assurda di possesso su di lei, non concedendole il divorzio e mostrando gelosia verso i rapporti che lei intrattiene con altri. Si mette in moto così un meccanismo, che non si fermerà e che solo nel finale dovrà fare i conti con l’imprevedibilità della vita.
La messa in scena, ovviamente mantiene dell’opera originaria solo gli episodi fondamentali e i soli due protagonisti, Marianne e Johan, interpretati rispettivamente da Julia Vysotskaya e Federico Vanni. Messa in scena, sicuramente complessa, poiché attraverso l’esame di un rapporto coniugale che si sgretola, abbraccia molti altri temi riguardanti la vita dell’individuo e la sua libertà, ma un po’ piatta in quanto i due attori, nonostante la loro bravura, non sono riusciti a comunicare empaticamente la loro sofferenza, il loro dramma interiore.
Bianca Brancati
Master in Drammaturgia e Cinematografia
Università degli Studi di Napoli Federico II