Esiste la verità? E se esiste rende felici o infelici? È questo il tema dello spettacolo in scena al Teatro Mercadante, che in maniera ironica il regista Joёl Pommerat ha tratto dalla favola di Collodi rielaborandola liberamente. Ritornato a Napoli dopo il successo dello spettacolo “La Reunification des deux Coreesˮ, presentato al Festival nel 2013, il regista ci pone davanti il bambino-burattino che affronta ingenuo il mondo, facendosi volontariamente tentare da esso e cercandone però di non rimanerne contaminato. Tutto ruota intorno a lui: si vuole costringerlo a essere quello che non è e a diventare quello che deve essere.

Pommerat è riuscito nell’impresa non facile di condensare in un’ora e quindici minuti uno dei libri più letti al mondo, conservandone l’atmosfera fiabesca attraverso anche la dinamicità dei dialoghi e delle scene che ne hanno reso piacevole e divertente la visione sia ad adulti che bambini.

La bugia è in questo spettacolo l’unico spazio veramente libero, in cui essere se stessi e reinventare la vita. Forse i veri burattini siamo noi adulti, che soffochiamo il nostro essere profondamente liberi, adeguandoci alle regole della società che ci circonda. Meglio sempre e comunque affidarsi alla nostra capacità di sognare per salvarci dal male e dalla durezza del mondo che ci circonda. La protagonista nel ruolo del burattino, Myriam Assouline, è brava nel rendere l’irriverenza del personaggio e la compagnia di attori, formata da SylvainCaillat (truffatore), Herve’ Blanc (il narratore), Daniel Dubois (l’anziano) e Maya Vignando (la fata), lo circondano con grazia e leggerezza. Molto apprezzabili le scelte dello scenografo Eric Soyer, che rendono fluido il racconto narrativo e teatrale, esaltandone la poesia e rendendo lo spettacolo un magico sogno dal quale non vorresti mai uscire.

 

Maria Elena Fiorentino