di Roberta Verde, Master in Drammaturgia e Cinematografia – Università degli Studi di Napoli Federico II
L’operazione condotta da Arturo Cirillo che ha portato a teatro il celeberrimo romanzo di Jane Austen con la collaborazione di Antonio Piccolo, che ne ha curato l’adattamento, si può dire pienamente riuscita. Orgoglio e pregiudizio, andato in scena al Mercadante il 4 e 5 luglio scorsi, ha da subito raccolto gli entusiasmi di un pubblico che si è sinceramente divertito a seguire le peripezie sentimentali di Elizabeth Bennet, la protagonista. Il romanzo della Austen, pubblicato nel gennaio del 1813, è una cruda e critica analisi della società del tempo, una società in cui la massima ambizione femminile era quella di contrarre un buon matrimonio che assicurasse prestigio sociale e soprattutto una vita agiata dal punto di vista economico. Il problema che attanaglia i coniugi Bennet è quindi quello di maritare le loro cinque figlie: in particolare è l’intelligente e ironica Elizabeth a preoccupare i genitori. Il suo carattere non semplice e non domabile darà filo da torcere ai suoi pretendenti. La giovane si scontrerà soprattutto con il ricco e sprezzante Fitzwilliam Darcy, dando vita a una lunga serie di schermaglie causate, appunto, dal loro “orgoglio e pregiudizio”. Ma l’amore alla fine trionferà. Rispetto al romanzo vengono eliminati diversi personaggi, come a esempio tre sorelle di Elizabeth, ma questa scelta non pregiudica la resa teatrale, che anzi risulta più leggera. Sicuramente la godibilità dello spettacolo è in larga parte dovuta alla bravura degli attori che, benché vadano a interpretare personaggi sopra la righe, riescono a integrarsi alla perfezione. Una menzione a parte meritano Alessandra De Santis, che interpreta in maniera magistrale il ruolo dell’invadente madre di Elizabeth e lo stesso Cirillo, che in questa pièce vediamo impegnato sia nei panni del signor Bennet che in quelli di Lady Catherine De Bourgh, l’altera zia di Darcy. Proprio in questo travolgente ruolo en travesti Cirillo fornisce la sua migliore performance in questo spettacolo: un’interpretazione forte, impetuosa, irresistibile che affascina e cattura il pubblico. Da quando entra in scena è un susseguirsi di risate e di applausi al punto che si aspetta con trepidazione il suo successivo ingresso in scena. Bellissimi i costumi a cura di Gianluca Falaschi, pennellate di colore vivace in una scenografia molto spartana e simbolica. I quattro grandi specchi che costituiscono la scenografia, curata da Dario Gessati, si configurano non solo come elementi che rendono i vari ambienti sempre nuovi, ma consentono anche un gioco di riflessi e sparizioni che richiamano alla mente gli antichi artifici teatrali. Gli specchi danzano come danzano i personaggi, nascondono, rivelano, smentiscono ma soprattutto riflettono il soggetto e il suo desiderio di osservarsi. Un classico reso contemporaneo oltre che dalla lingua diretta e semplice, anche dalle musiche di Francesco De Melis che ricordano la tradizione melodica italiana. Riuscire a mantenere in maniera equilibrata il dialogo tra il registro ironico, grottesco e sentimentale non è un’operazione semplice ma Arturo Cirillo ci è riuscito perfettamente. Forse una piccola nota negativa dello spettacolo è la distribuzione degli attori nello spazio scenico, che risulta un pochino decentrata: molti momenti si svolgono infatti nella parte sinistra (rispetto al pubblico) del palco e questo in un teatro come il Mercadante che ha dei palchi molto laterali può risultare scomodo, perché costringe spesso lo spettatore a sporgersi. Lo spettacolo sarà nuovamente a Napoli, sempre al Mercadante, dal 19 febbraio al 1 marzo 2020.