Sabato 27 giugno e, in replica, domenica 28 giugno, sulla terrazza panoramica di Castel Sant’Elmo, si è concluso il ciclo di letture Dediche alla città di Napoli, con la straordinaria prosa di Raffaele la Capria.
Dinanzi ad un pubblico numeroso e impaziente, Michele Placido, attore, regista e sceneggiatore di fama internazionale, ha letto alcune pagine intime e personali, tratte da Armonia perduta del grande narratore di Napoli.
Accompagnato dalle musiche di Gianluigi Esposito, l’attore ha rievocato le immagini che l’autore ha della sua Napoli, la quale, inseparabile dalla sua cornice naturale, è definita «aggrovigliato gomitolo di centri storici» e «sirena ai piedi del Vesuvio».

Sui versi di sublime poesia, la voce profonda ed esperta di Placido ci riporta all’interno del celebre Palazzo Donn’Anna di via Posillipo, nelle cui intrigate viscere si svolsero i giochi di ragazzo. La casa, romantica mole cadente, di imponente architettura seicentesca e dall’aspetto di uno scoglio emerso dalle profondità marine, appare a prima vista come qualcosa di non ben definito, a metà tra natura e architettura.
L’ambiguità che la caratterizza è anche il segreto contrasto dell’animo napoletano: la città partenopea contempla più aspetti nati dall’ambivalenza del suo volto di natura primordiale e di plurisecolare storia.
Ma Napoli, oltre ogni cosa, è una bella jurnata.
Tutto gravita intorno alla bella giornata: l’ossessiva e ineluttabile idea rispetto alla quale tutto si misura.
L’abbandono alla natura.  La bella giornata dell’autore inizia con «C’era una volta una bella giornata». All’acqua chiara, limpida e trasparente, lo scrittore si abbandona come un nuovo Adamo.
Segue poi un poetico litigio tra lui e la sua Napoli e, priva di armonia, la città ci viene presentata come grande capitale di decadenza. È la Napoli del «Manierismo napoletano», ove l’equilibro perduto viene enfatizzato, caricato e  ricercato.
All’autore non resta che tenere stretti i sapori e i colori della Napoli della sua giovinezza, tempo del raccolto e delle belle giornate che mai più saranno così belle.
I giorni dell’acqua chiara sono finiti e restano quelli dell’acqua torbida.

Testi musicali:
Napoli che se ne va (Roberto Murolo)
Carmela (Sergio Bruni)
Nun me scetà (Ernesto Murolo)

 

Paolo Improda