L’ impatto è forte, la scenografia inizia con un percorso obbligato in cui ti devi addentrare, fisicamente ed emotivamente. Resti smarrito per alcuni attimi; siamo in un luogo di forze ostili e accentratrici, tra armi e soldati in uniformi moderne, nere, inquietanti. Vedi per terra le sagome di corpi giacenti dopo l’eccidio, allineati in sudari di plastica nera.
Si raggiunge la seduta tra bagliori di luci nette e di taglio, angolate, proiettate su porzioni di terreno e architetture, i cui fronti sono parte di ruderi evocatori della storia, tutto è vissuto nell’immediatezza.
Il parco archeologico di Pausilypon, col suo anfiteatro romano, ha incontrato, nei giorni 2 e 3 luglio, ancora il dramma e in tema sperimentale; dai contenuti e significati di un complesso impegno concettuale, sul tema della crudeltà di oggi e del passato, fino a raggiungere le emozioni delle coscienze che rabbrividiscono, in scene, cardine ed apicali, gli spettatori.
Una rivisitazione moderna della tragedia classica di Euripide: la guerra, che per gli autori Valery Fokin e Nikolay Roshchin, del Teatro Alexandrinsky di San Pietroburgo, è diversa da quella attuale, più violenta e cinica dove le divinità Atena e Poseidone sono riflesse, tragicamente, nella contemporaneità di azioni e fatti cruenti.
Sono dieci le protagoniste e dieci i protagonisti, ibridati con elmi dell’antica Grecia e uniformi ed armi dei nostri tempi; le donne, indossano il lungo da sera, rivestono il ruolo delle vinte, belle e molto mediterranee, evocano i miti, i guerrieri carismatici di Troia, la loro catastrofe; pur tuttavia ritrovando le risorse di una forza interiore che li affranchi idealmente dalla schiavitù a cui dovranno sottostare perché vinte dalla vendetta dei Greci, cinici e violenti.
La scena è impiantata di fronte alla cavea dell’anfiteatro, rappresenta una lunga tavola imbandita, che sarà perenne per tutto il tempo dello spettacolo, un convivio violento e caratterizzato dai dialoghi del rimpianto sulla mancata vittoria, le speranze e le rivendicazioni su Elena, artefice della guerra e della distruzione della mitica città Asiatica, Troia.
Nelle note leggo che per gli autori “questa esperienza napoletana risulta insolita, visto che gli spettacoli vanno in scena con compagnie stabili della stessa scuola teatrale”; non poteva esserci nulla di meglio vista la coralità e la forza della recitazione, a tratti anche dirompente, degli attori Partenopei, noi siamo così vicini ai Greci di più di quanto si possa immaginare, qui abitano ancora i loro Dei.
Grandi plausi del pubblico.
Giuseppe Crescitelli