È sempre affascinante il modo in cui l’uso del potere può stravolgere la vita di un individuo  fino a farne emergere i lati più oscuri e reconditi. Il desiderio di molti esseri umani di dominare ed essere dominati, costruendo un rapporto complesso di vittima e carnefice. È un tema affascinante che ha attirato da sempre gli scrittori. Anche Robin Maugham nel suo romanzo breve  “Il servo”, pubblicato nel 1948, esplora i meccanismi perversi che attraversano alcuni rapporti umani per mezzo dei due protagonisti all’inizio separati dal loro ruolo ben definito di servo e padrone e alla fine completamente uniti in una depravante simbiosi. Dall’adattamento teatrale di questo testo a cura dello stesso Maugham del 1958 è stato tratto lo spettacolo  andato in scena al Teatro San Ferdinando con la regia di Andrea Renzi  e Pierpaolo Sepe. Sin dalla prima scena il personaggio del servo appare quasi come un corvo in procinto di divorare la sua preda.Quest’ultima rappresentata dallo scapolo Tony che, tornato dopo molti anni in Inghilterra, decide di assumere come maggiordomo Les Barrett (Lino Musella) per essere aiutato nella gestione della casa.

La presenza dell’uomo nella vita di Tony sarà sempre più ingombrante fino al punto da trasformare completamente la sua vita. Tony si farà assorbire dalle spire “seducenti” dell’uomo fino a diventarne egli completamente schiavo. L’astuto maggiordomo costruisce, infatti, intorno al protagonista  una rete costituita da sesso cibo e alcol, rendendolo prigioniero. L’interpretazione di Andrea Renzi ha saputo  rendere perfettamente questo lento e inesorabile passaggio nell’abisso dove nulla  possono la fidanzata Sally (Emilia Scarpati Fanetti) e il suo migliore amico Richard (Tony Laudadio). Attraverso abili cambi di scena a vista ed una musica sempre più incalzante i registi fanno entrare gli spettatori all’interno di un labirinto ossessivo di perdizione e annullamento, coinvolgendoli fino a porli dinanzi all’oscurità della propria anima. Alla fine ci si chiede con sgomento quanto di Tony o di Barrett ci sia in ognuno di noi.

 

Maria Elena Fiorentino