Sipario aperto e pochi oggetti in scena: dei pannelli di compensato, una quinta al centro del palco ed una cassapanca; questo è ciò che si è trovato dinnanzi il pubblico che ha assistito allo spettacolo Hallo, la cui ideazione, coreografia ed interpretazione è di Martin Zimmermann.

Hey Napoli, HALLO. Un palcoscenico in penombra, illuminato da soffusi tagli di luce ambrati, ed una musica poco ritmata e regolarmente cadenzata hanno accompagnato la performance del protagonista che, sfidando la gravità, ha coinvolto il pubblico nei suoi molteplici balzi di prospettiva. Dalla claustrofobica chiusura in una cassa al dominio del palcoscenico dall’alto di una struttura metallica, Zimmermann ha magistralmente portato in scena la mancanza di equilibrio che caratterizza ogni uomo e lo ha fatto passando per le cadute da notevoli altezze ai molteplici travestimenti, nascondiglio di fragilità e debolezze.

Col solo uso della mimica facciale, il protagonista ha interpretato un soggetto tragicomico, che sa ridere di sé, dei sui fallimentari piani ma che, di fronte alla sua immagine riflessa in uno specchio roteante, prende coscienza di un disagio che lo porta a richiudersi al buio della cassapanca.

L’intero spettacolo non prevede uso di parole, ma Zimmerman sceglie di sorprendere gli spettatori e, raggiunto il punto più altro del palcoscenico in cima ad una struttura in movimento, con la luce piena in volto, si rivolge diretto al pubblico e grida un caloroso ‘Hey Napoli, Hallo’, questo l’unico suono vocale emesso dalla scena unito ad una potente risata che segue il saluto dell’artista.

Ma il protagonista fa di più. Indossata un’enorme pelliccia da orso, scende, inaspettatamente, tra il pubblico e comincia ad abbracciare gli spettatori delle prime file che, coinvolti, accompagnano il momento con applausi e sorrisi.

Hallo – metafora della vita di ogni essere umano – è la rappresentazione estremizzata dei sentimenti, delle passioni e delle frustrazioni di ogni uomo, portati sulla scena attraverso un personaggio a tratti assurdo e surreale, con una personalità oscillante ed instabile proprio come il suo corpo, in continuo conflitto con la gravità che, sballottandolo da ogni lato della scena, gli consente solo pochi momenti di vero equilibrio.

 

 

Giusy Aquila